Il nonsense di un Seconda Guerra Fredda

L’indignazione morale è un sentimento che riscalda il cuore, soprattutto quando è condivisa con i propri compagni. Quando Vladimir Putin ha annunciato l’annessione della Crimea, rilanciando il reclamo russo “non derubati, ma saccheggiati”, tale indignazione è stata sicuramente forte. Ora è il turno dell’Occidente, date le accuse di violazione di diritto internazionale dei leader europei che si preparano ad imporre “costi e conseguenze”.

L’indignazione morale è un sentimento che riscalda il cuore, soprattutto quando è condivisa con i propri compagni. Quando Vladimir Putin ha annunciato l’annessione della Crimea, rilanciando il reclamo russo “non derubati, ma saccheggiati”, tale indignazione è stata sicuramente forte. Ora è il turno dell’Occidente, date le accuse di violazione di diritto internazionale dei leader europei che si preparano ad imporre “costi e conseguenze”.

Tali sanzioni, naturalmente, colpiranno anche l’Occidente stesso. Dunque un buon rivestimento di indignazione e la consapevolezza dell’occasione (“Questa è la grande occasione”) aiuteranno la medicina ad andare giù.

L’Occidente non ha altra scelta che una forte risposta.  Nonostante Putin abbia furbescamente invocato il Kosovo come precedente storico, una cosa appare chiara: Putin non può permettersi di aggirare il problema autoproclamandosi difensore delle minoranze etniche russe. Noi permettemmo una simile rivendicazione negli anni 1930, e non deve accadere nuovamente. Dai paesi baltici alla Bulgaria, ci sono parecchie etnie russe dentro i confini della NATO e dell’UE per pensare ad un raggruppamento o a qualsiasi forma di ambiguità: dovesse Putin sentirsi tentato di estendere la sua nuova dottrina a qualcuno degli stati membri, gli altri resisteranno con ogni mezzo a loro disposizione. (Putin è consapevole di questo – sono i Moldavi i prossimi a doversi preoccupare – ma una rinnovata garanzia deve essere loro concessa.)

La NATO sarà giustamente coinvolta nei “costi e conseguenze” –  Finora, è stato attenta a non apparire troppo esigente o provocatoria nei confronti dei territori dei nuovi, ed ex-sovietici, Stati membri.  Ciò deve cambiare.  Per eliminare ogni dubbio, il loro status di membri dell'Alleanza come la Spagna o il Regno Unito deve essere ben visibilmente dimostrato, attraverso disposizioni militari. L'Alleanza ha molto da fare per migliorare su distribuzioni, esercitazioni, strutture i impianti. (Putin, infatti, non si aspetta niente di meno. Solo la difesa missilistica, che ha connotazioni di più ampia portata, dovrà essere gestita con cura.)

Tutto ciò è necessario; una prospettiva allettante, che tuttavia danneggerebbe profondamente gli europei, rappresenterebbe un ritorno alla psicologia della Guerra Fredda. L’umore è già su questo binario, e non c’è da meravigliarsi. Per la NATO come organizzazione, in procinto di scivolare in semi pensionamento dopo il suo ritiro dall’Afghanistan, la crisi in corso promette nuova linfa vitale. Per il Regno Unito, che ospiterà un summit NATO in autunno per discutere l’imbarazzante incapacità di impegnarsi sulla sicurezza europea, si prospetta un clamoroso successo. Per i militari di tutta Europa la prospettiva è ora di un ritorno ai giorni di vita facile, quando i bilanci e lo stato erano certi, e nessuno proponeva avventure scomode in luoghi sabbiosi. Tornare indietro al confronto, e a tutte quelle intricate questioni su quello che le forze armate europee sono davvero, potrebbe essere rimandato alla prossima generazione.

Questo scenario sarebbe un disastro per l’Europa. Putin può desiderare un ritorno al diciannovesimo secolo, ma l’Europa non deve seguirlo. Nuovi orizzonti, in Asia e Africa, chiedono l’attenzione europea: la relazione Nord-Sud è ciò che importa adesso, non quella est-ovest. La richiesta degli europei di tornare sotto l’ala protettrice dell’America, seguendo la linea di politica estera di Washington per l'illusione di partenariato nell’egemonia occidentale, è comprensibile. Ma l’egemonia è finita, l’accordo non è più sul tavolo. Che piaccia o no, se gli Europei vogliono avere successo nei decenni a venire, allora devono continuare i loro sforzi per definire un ruolo autonomo nel mondo globalizzato e multipolare di domani, e lasciare le preoccupazioni storiche dietro di loro.

“Lascialo stare, non ne vale la pena ” le ragazze dicono ai loro ragazzi, tirandoli fuori dalle baruffe nei bar.In Russia non ne vale la pena oggi, da quando Putin guida l’economia e la società politica. Si, la Russia mantiene il proprio arsenale nucleare, (Malgrado il suo esercito rimanga, nonostante i recenti aumenti di bilancio, in pessime condizioni) Si, essa mantiene una forte influenza in Medio Oriente. Ma per quanto possibile, la strategia non deve essere il confronto, ma il contenimento e l’indifferenza – e sperare, nell’interesse sia dei russi che degli europei, che Putin prima o poi scopra la modernità.

Quindi ringraziamo i nuovi guerrieri “Freddi”, ma diciamo ad essi che hanno sbagliato era. Celebriamo il valore della NATO come una polizza di garanzia, ma non confondiamolo con uno strumento adeguato per il ruolo dell'Europa nel mondo. E facciamo il possibile per rispondere all’annessione della Crimea freddamente e fermamente, ma senza il fervore dell’oltraggio morale che potrebbe riscaldare il nostro cuore, come anche tradire il nostro futuro.

 

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