Macron, Merkel, ed il “momento di verità” per l’Europa

Il presidente francese ha lanciato l’allarme: il progetto politico europeo potrebbe finire se non accetterà il burden-sharing. Tra due scenari possibili, uno potrebbe prevalere ora.

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La saetta di Macron ha colpito ancora. Nella sua recente intervista per il Financial Times, il Presidente francese ha scatenato una tempesta politica. In vista dell'incontro di questa settimana dei capi di Stato e di governo dell'Unione Europea, Macron ha alzato la posta in gioco mettendo in relazione la solidarietà finanziaria, o emissione congiunta di obbligazioni, con la sopravvivenza dell'UE come progetto politico. Il giornale ha riportato l’allarme di Macron: l'unione e l'euro saranno a rischio se gli Stati membri più ricchi non creeranno nuovi strumenti per mutualizzare il debito e aiutare così i loro partner del sud più difficoltà. Il Presidente ha descritto questo come “il momento della verità, ovvero quello in cui bisogna decidere se l'UE è un progetto politico o è solo un mercato comune”.

Ci sono due scenari possibili.

Scenario ottimista: Riuscirà il metodo Macron a favorire la solidarietà europea?

Superare le tante visioni discrepanti del progetto europeo richiederà una riconciliazione tra filosofia e politica. La posizione del Presidente francese rappresenta una terza opzione collocata tra gli interessi dei paesi dell’Europa nord-occidentale e i paesi dell’Europa meridionale.
Il nord, economicamente più forte, è riluttante a pagare per il sud più debole. Di conseguenza, la proposta finanziaria relativa all’introduzione dei coronabonds avanzata da nove paesi europei – Francia, Spagna, Italia, Belgio, Lussemburgo, Irlanda, Portogallo, Grecia e Slovenia – e dalla Banca Centrale Europea non è stata ben accolta dalla Germania e da altri paesi europei fiscalmente conservatori.

La difficoltà nel gestire posizioni così divergenti sulla solidarietà economica sta nel fatto che per gli europei del sud si tratta della sopravvivenza non solo del progetto europeo ma anche della gente comune. Al nord, invece, i politici sostengono che non ci sia bisogno di ricorrere all’emissione di un debito comune per fornire aiuto. Quella che sarebbe una soluzione tecnica a un problema politico al sud è percepita al nord come una soluzione politica a un problema tecnico.

Ci sono, però delle premessa da fare. L'ultima crisi finanziaria ha portato alcuni Paesi dell'Europa meridionale ad adottare misure di austerità che spiegano in parte la situazione sanitaria dannosa in cui si trovano ora. Un politologo sostiene che “c'è un legame diretto tra la debolezza del sistema sanitario italiano e le misure di austerità imposte dalla troika”. Macron è attento alla visione dell’Europa del sud secondo cui il nord Europa ha ancora delle ammende da fare.

Gli europei potrebbero decidere che questo è un momento cruciale per prendere decisioni mirate ad alleviare le disuguaglianze tra i sistemi nazionali consentendo all'UE di formulare risposta europea solida ed equa alla pandemia. Per il bene del progetto europeo, la sostenibilità economica e la solidarietà dovranno coincidere.

Scenario pessimista: Macron sta preparando l'UE al fallimento

L'intervista di Macron potrebbe peggiorare di molto le cose. Infatti, le sue parole potrebbero aver già contribuito all’aumento delle possibilità di fallimento dell’UE.

Il dibattito sui coronabond, o eurobond, come vengono chiamati da tempo, è politicamente deleterio in Germania e in altri paesi del nord. Non c'è un equivalente interno agli eurobonds nemmeno tra il governo federale e i Länder tedeschi. Un tale provvedimento richiederebbe tempo e, a livello europeo, significherebbe una modifica dei trattati. I paesi del nord ritengono di aver già fatto notevoli concessioni al sud sotto forma di continui acquisti di titoli di stato da parte della Bce e di mutualizzazione del debito attraverso il Meccanismo europeo di stabilità. Molti tedeschi sentono di aver già dimostrato la loro solidarietà attraverso altre misure. Infatti, l'estensione di ulteriori aiuti al Sud tramite meccanismi che non contemplino gli eurobond rimane sul tavolo.

Così Macron si è impelagato in questa situazione scomoda, insistendo su uno strumento che non porterà alcun aiuto nemmeno entro il prossimo anno, visto il tempo che ci vorrebbe per modificare i trattati e creare gli eurobonds. Per molti al nord questo dimostra come l’attuale dibattito economico in Europa non consista in realtà nell’ aiutare le persone minacciate dalla crisi sanitaria immediata, bensì di dare il via libera alla mutualizzazione del debito che molti desideravano da tempo. Agli occhi degli stati dell’Europa nord-occidentale, i sostenitori del debito mutualizzato stanno approfittando di una situazione in cui sembrerebbe moralmente sbagliato dire “no”.

Macron potrebbe offrire qualcosa in cambio per uscire da questa situazione. Lui tra tutti dovrebbe sapere che solo un “grande affare” europeo permetterebbe a Berlino, all'Aia e ad altri di accettare una delle questioni più controverse per loro politica.  Durante i primi anni del suo mandato, il presidente francese si è battuto per promuovere la sua ampia visione di un rilancio dell'Europa. All'epoca Berlino era ampiamente soddisfatta dello status quo, anche a costo di allontanare l'ultimo grande alleato rimastogli all'interno dell'Ue. All’orizzonte non c’è nessun prospetto di un nuovo grande affare e neanche di un'operazione di successo dell'ultimo minuto. Macron ha ulteriormente intossicato questa problematica per i tedeschi e per i nordisti e, così facendo, potrebbe anche intaccare i tradizionali atteggiamenti filoeuropei dei tedeschi.

La riunione del Consiglio europeo di questa settimana dimostrerà chi tra i pessimisti o gli ottimisti sulla strategia di Macron avrà ragione. Nel frattempo, Angela Merkel ha dichiarato che la Germania dimostrerà una maggiore solidarietà europea rispetto a quanto già concordato, ad esempio attraverso gli “EU bonds”. Questo potrebbe dimostrare il successo di Macron nel cambiare la posizione tedesca. Ma, poiché gli “EU Bonds” sono molto diversi dagli “eurobonds”, ciò potrebbe anche dimostrare che i pessimisti hanno ragione – soprattutto agli occhi degli elettori scontenti, le cui aspettative di cambiamento sono ormai alle stelle

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