Esistono ancora sfere di influenza? L’UE e la sua politica di sicurezza esterna

La Scorecard ECFR sulle percezioni della sicurezza evidenzia l’abilità e la volontà degli stati membri UE di agire come attori per la sicurezza a seconda della regione di intervento.

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Gli europei potrebbero aver cominciato ad abbandonare la loro avversione di lunga data nei confronti di ciò che la Cancelliera tedesca Angela Merkel definisce “il vecchio modo di pensare delle sfere di influenza”. Prodotto delle loro esperienze vissute nel ventesimo secolo, l’atteggiamento tradizionale degli stati membri UE sembra collassare nel mezzo della crisi migratoria in corso e del riaffermarsi delle grandi potenze nel loro vicinato.

La crisi ha reso note le conseguenze per l’Europa dell’instabilità e il sottosviluppo in Africa e in Medio Oriente, sottolineando il fallimento dell’Unione europea nell’aver costantemente prestato attenzione a queste regioni. Ciò, combinato alla crescente competizione geopolitica – come evidente nell’attività di Russia e Cina nei Balcani occidentali, permessa in parte dal disimpegno degli USA dalla regione – sembra aver forzato gli stati europei a riconsiderare la propria posizione.

La volontà dell’UE di agire come un attore per la sicurezza nelle regioni del vicinato potrebbe svelare qualora l’UE le consideri parte della propria sfera di influenza oppure no. Questa è una delle questioni esaminate da ECFR nella sua nuova Scorecard sulle percezioni della sicurezza, la quale ricopre tutti i 28 stati membri UE.

Gli stati membri sostengono all’unanimità un coinvolgimento attivo dell’UE nei Balcani occidentali. Di fatti, diversi paesi dei Balcani occidentali si stanno adoperando per aderire all’UE, inoltre l’UE ha stretti legami economici con la regione, in quanto suo più importante partner commerciale, investitore e donatore straniero. Come risultato, qualsiasi maggior coinvolgimento di Russia e Cina nei Balcani occidentali, così come qualsivoglia aumento della tensione tra gli stati nella regione, crea un allarme per l’UE. Ciononostante, all’interno dell’Unione è in corso un dibattito che determini qualora il processo di adesione all’UE sia il migliore strumento per promuovere la riforma democratica ed economica nei Balcani occidentali.

Secondo quanto riportato dalla ricerca ECFR, il maggior numero dei paesi membri sostiene fortemente il coinvolgimento attivo dell’UE nell’Europa dell’Est, Africa e Medio Oriente. Sebbene esista una divisione tra i paesi UE focalizzati sull’est e quelli più interessati nel sud, si nota una considerevole sovrapposizione tra i due gruppi.

Fanno eccezione Portogallo e Italia, i quali preferirebbero che l’UE non fosse attivamente coinvolta nell’Europa dell’Est. Tuttavia, Grecia, Cipro e Ungheria non sono della stessa opinione, anche se – come dimostra la Scorecard – non considerano la Russia come una minaccia alla loro sicurezza. Il focus dell’Italia sull’Africa (piuttosto che sull’Europa dell’Est) è comprensibile dati i forti legami tra l’instabilità della regione del Sahel e i flussi migratori, che costituiscono la preoccupazione principale del paese quando si tratta di sicurezza.

Paesi Bassi, Lettonia, Bulgaria, Romania e Malta non hanno sostenuto a gran voce l’intervento attivo nell’Africa sub-sahariana – nonostante tra l’Unione sia conclamata una crescente consapevolezza in merito all’importanza della stabilità della regione per la sicurezza europea.

I documenti programmatici della politica estera e di sicurezza dei Paesi Bassi hanno come focus le operazioni di gestione della crisi nel vicinato dell’Europa orientale (sebbene ricoprano un’area più ampia per le operazioni di aiuto allo sviluppo). Al contempo, la Romania è principalmente preoccupata per i Balcani occidentali e la regione del Mar Morto, sentendosi relativamente isolata dalle sfide della migrazione che toccano l’UE.

Gli stati membri UE nutrono relativamente poco interesse per l’Asia centrale: soltanto Polonia, Regno Unito, Finlandia e Slovacchia credono fermamente che l’UE dovrebbe avere un ruolo attivo nella regione, mentre un altro gruppo di sette paesi sostiene tale coinvolgimento in maniera più moderata. Al contrario, dodici paesi (inclusi Francia e Germania) si oppongono ad una partecipazione attiva dell’UE nella regione. Nel complesso, l’UE sembra focalizzarsi sui Balcani occidentali, il Medio Oriente e l’Africa, a scapito dell’Asia centrale (e di regioni più lontane).

È interessate notare come, le priorità della politica estera e di sicurezza dell’UE nel loro complesso si allineino con quelle dell’attuale governo tedesco. La maggior parte dei leader tedeschi ritengono che l’UE non debba rincorrere ambizioni a livello globale ma piuttosto investire nella stabilità del suo vicinato, e in particolare di quelle aree in cui la Germania e l’Unione nutrono considerevoli interessi per la sicurezza, o delle necessità di proteggere le rotte commerciali e le catene di produzione. Questo è il motivo per cui ritengono che l’Europa dell’Est e i Balcani occidentali – insieme al Medio Oriente e l’Africa (parzialmente dovuto ai flussi migratori) – siano cruciali per la sicurezza dell’Europa. A conferma di ciò, a detta del suo trattato di coalizione, il governo tedesco si impegnerà nel trovare maggiori fondi per la cooperazione in Africa nel prossimo budget UE. Allo stesso modo, Berlino considera la Cina centrale relativamente poco importante (nonostante rivolga aiuti allo sviluppo alla regione).

Il prossimo Multiannual Financial Framework – che darà forma al budget europeo per i prossimi anni a venire – rifletterà verosimilmente le percezioni dell’UE su quali regioni rientrino nella sua sfera di influenza, focalizzandosi in particolare su Africa e Balcani occidentali. Tuttavia, resta da vedere se una convergenza apparente attorno alla visione tedesca in merito a quali siano le regioni di intervento prioritario, andranno a spostare il focus strategico dell’UE in queste aree – specialmente in un momento in cui, conseguentemente alla crisi dei rifugiati, stanno emergendo nuove sfide per la leadership di Berlino in Europa.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.