Una nuova strategia di politica estera per l’Europa

Verso una nuova politica estera europea

Publication cover
Testo integrale disponibile in
Riassunto disponibile in

L’Europa ha bisogno di una nuova strategia di politica estera. Quello che ha funzionato in passato risulta ora inefficace se non contro produttivo.

A dicembre ricorrerà il decimo anniversario della Strategia di Sicurezza Europea. L’Europa è cambiata e non può rimanere ancorata al passato.

Di fatto l’Europa sta perdendo potere e influenza come attore di politica estera e ha bisogno di definire nuove priorità.  Sempre a Dicembre il Consiglio Europeo discuterà di difesa.  Si tratta di un’opportunità per i leader europei di rilanciare una nuova visione strategica.

Nel nuovo paper ECFR “Why Europe needs a new global strategy”,gli autori identificano 6 questioni che stanno rallentando l’Europa e che necessitano una revisione:

  • Il Soft power europeo in relazione ai “risvegli” globali;
  • L’aiuto e l’assistenza economicastanno perdendo impatto in un’era che vede protagonisti altri grandi investitori;
  • Il rafforzamento del “multilateralismo efficace”;
  • Interventismo liberalepiù difficile a causa dei tagli alla difesa;
  • Il disimpegno americano che sta cambiano le relazioni transatlantiche;
  • Il solo potere economico non è sufficiente per gestire i rapporti con l’Asia.

Secondo Mark Leonard, Direttore di ECFR “nessungoverno o azienda baserebbe la propria politica su una strategia così vecchia. L’Ue ha bisogno di rilanciarsi in un’era caratterizzata dalla globalizzazione guidata dalla Cina, dal dietrofront americano e da risvegli globali dove l’idea di base del soft power, ossia che gli altri vorrebbero essere come noi, va contro lo spirito stesso dei tempi

Per Nick Witney, Senior Policy Fellow di ECFR e già Direttore Generale dell’Agenzia Europea di Difesa “ La strategia del 2003 è il risultato di un’era passata, quando l’occidente guidava ancora il mondo e  l’Ue era la metà di oggi. Bruxelles ha paura di riaffrontare questa strategia in quanto ciascuno dei 28 stati membri promuove una diversa visione del mondo. Ma è proprio per questo che abbiamo bisogno di dibattito”.

 

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.