Nonostante il sostegno record per l’UE, gli elettori italiani temono il crollo del sistema politico

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Introduction

– A soli 7 giorni dalle elezioni europee, un sondaggio pan-europeo rivela come gli elettori siano profondamente preoccupati per il futuro.

– Nonostante il sostegno record per l'UE, ben 29 milioni di elettori italiani ritengono che la sua disintegrazione sia una “possibilità realistica” e temono che questa possa essere una delle ultime elezioni del Parlamento europeo a cui prendono parte.

– Ci sono anche timori circa la prospettiva di un conflitto tra gli stati dell'UE nel prossimo decennio – con oltre un quarto dei giovani italiani, di età compresa tra i 18-34 anni, convinti di questa possibilità.

– L'analisi ECFR sostiene che i partiti principali debbano adattarsi a un nuovo scenario politico in Europa, difendere gli interessi degli elettori e offrire idee audaci per un cambiamento.

Il rapporto Seven Days to save the European Union pubblicato oggi da ECFR e basato sul sondaggio YouGov in 14 stati membri, identifica un paradosso tra gli elettori.

Secondo l'Eurobarometro, due terzi degli europei nutrono sentimenti positivi nei confronti dell'UE, la più alta percentuale registrata dal 1983. Tuttavia, secondo l'ultimo sondaggio ECFR/YouGov, la maggioranza degli elettori teme che l'UE possa crollare nei prossimi 10-20 anni; ben un terzo degli elettori in Francia e Polonia, e oltre un quarto in Germania, ritiene che un conflitto tra gli Stati membri dell'UE sia una “possibilità realistica” nel prossimo decennio.

Il rapporto ECFR sostiene come la sfida per gli europeisti sia quella di usare questo paradosso per mobilitare la maggioranza silenziosa e garantire che non siano solo i partiti antisistema a vincere il prossimo 26 maggio. Quasi l’84% degli elettori pensa di perdere qualcosa qualora l'UE crollasse, con timori su commercio, viaggio e lavoro in altri paesi dell'UE. Si teme inoltre di perdere l'unità in materia di sicurezza e di difesa e la possibilità di formare un’alleanza in grado di contrastare Stati Uniti e la Cina.

Le paure sul conflitto in Europa non devono essere viste semplicemente come una previsione di un conflitto reale, ma come un riflesso delle preoccupazioni su come il sistema politico sia dominato dalla “logica del conflitto” che sta portando alla disconnessione con il sistema politico.

In cinque grandi Stati membri chiave dell'UE (Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna), la maggior parte di coloro che prevedono di astenersi e una percentuale significativa di coloro che intendono votare per i partiti anti-Europa, ritiene che un conflitto nell'UE sia possibile. Il 46% dei sostenitori del Rassemblement National (Francia) e il 41% dei sostenitori dell'AFD (Germania) ha questa opinione. In tutta Europa, tre quarti degli elettori ritengono che la politica sia rovinata a livello nazionale, comunitario, o entrambi.

Contrariamente agli stereotipi di ottimismo giovanile, l'analisi ECFR mostra che la percentuale più alta di elettori timorosi di conflitti nell'UE rientra nelle fasce di età 18-24 e 25-34 – con il 27% degli italiani, in quest'ultima fascia di età, preoccupati per questa eventualità. 

Il rapporto ECFR individua 3 aree chiave in cui gli europeisti possono conquistare gli elettori nell'ultima settimana della campagna elettorale del PE:

– Paura del nazionalismo

– Cambiamento climatico

– Incertezza economica

Inoltre:

Nonostante l’alto tasso di gradimento per l’UE, gli elettori temono per il suo futuro a lungo termine. La maggioranza di essi in 11 dei 14 paesi intervistati – tra cui Francia (58%), Germania (51%), Paesi Bassi (52%), Polonia (58%), Romania (58%), Slovacchia (66%) e Svezia (44%) ritiene che l'UE potrebbe crollare nei prossimi 20 anni. La Spagna è stato uno dei paesi con il punteggio più basso, con questa opzione temuta dal 40% degli intervistati. In Italia, la percentuale è del 58%.

Gli elettori più giovani, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, sono particolarmente preoccupati per la possibilità di conflitti tra gli Stati membri nel prossimo decennio – con questi timori più evidenti in Francia (35-46%) e nei Paesi Bassi (43-51%), ma anche in Germania (30-36%) e in Spagna (31-34%). Sono ben 11 milioni gli elettori italiani che la pensano così, con un notevole sostegno tra i 18-34 anni.

Se l'UE dovesse crollare, gli elettori italiani si preoccuperebbero soprattutto di poter commerciare liberamente (36%), viaggiare liberamente (32%), vivere e lavorare liberamente (34%), dell'Euro (28%), e di poter contrastare superpotenze come Stati Uniti e Cina (26%). Solo il 10% pensa di non perdere molto.

L'ansia economica è diffusa nell'UE, con alloggi, disoccupazione e costi della vita citati come preoccupazioni principali dagli elettori di Paesi Bassi, Austria, Grecia, Ungheria, Polonia, Spagna, Francia, Danimarca, Svezia, Germania e Romania.

Gli elettori sono anche preoccupati per le grandi imprese che traggono vantaggio dai lavoratori, con gli elettori francesi (69%), olandesi (64%), rumeni (66), ungheresi (70%), polacchi (69%) e spagnoli (71%) che identificano questo aspetto come una questione chiave. Il 63% degli intervistati italiani condivide questa opinione.

Anche i cambiamenti climatici sono molto importanti, in particolare in Italia, dove quasi tre quarti degli intervistati (74%) ha affermato che si tratta di una grave minaccia che dovrebbe avere la priorità su altre questioni.

La paura del nazionalismo è diffusa quanto la paura della migrazione, in paesi chiave come l'Austria, la Germania, la Grecia, i Paesi Bassi, la Polonia e la Spagna. I dati del sondaggio mostrano anche che gli elettori che hanno a cuore il nazionalismo hanno maggiori probabilità di votare rispetto a quelli che temono l'immigrazione.

Molti di coloro che sostengono i partiti mainstream credono ancora nel potere dell'UE come progetto di pace, in quanto non ritengono che la guerra tra gli Stati membri dell'UE sia possibile. Questi elettori rappresentano una larga parte dell’elettorato di En Marche in Francia (77%), del Partito Verde tedesco (84%), di Platforma Obywatelska in Polonia (74%), Partido Socialista Obrero Español in Spagna (79%) e del Partito Democratico in Italia (83%).

Il sondaggio mappa anche i sentimenti e la visione degli elettori per il futuro. Mostra che, in un contesto politico tumultuoso, gli europei sono “spaventati” – con questo sentimento più presente in ampie minoranze di elettori in Francia (36%), Repubblica Ceca (35%) e Slovacchia (31%) – e che, in paesi politicamente volatili ed economicamente fragili come la Grecia, ben il 50% degli intervistati si identifica come “stressato”. In Italia, la negatività è particolarmente pronunciata, con il 16% degli elettori arrabbiato per la situazione attuale – più alta che in qualsiasi altro paese intervistato – e il 35% stressato.

Tuttavia, c'è una speranza resiliente. Una percentuale significativa di elettori si identifica come “ottimista” in Germania, (32%) Polonia, (31%) Spagna (29%), Austria, (38%) e Romania (46%). La Danimarca e la Svezia sono risultate outsider, con il (37%) felice ed il (35%) sicuro.

In conclusione, gli autori del rapporto, Susi Dennison, Mark Leonard e Adam Lury, vedono le elezioni del PE della prossima settimana come una “elezione spaccata”. Essi credono che metà degli elettori – coloro che credono nella dialettica politica e nella collaborazione – possono essere coinvolti attraverso metodi tradizionali di elettorato e saranno ricettivi alle normali regole del dialogo politico.

Tuttavia, si tratta di una proporzione sempre più ridotta dell'elettorato e che non si può fare affidamento solo su di esso per la vittoria elettorale.

I partiti tradizionali devono raggiungere nuove circoscrizioni elettorali e dimostrare a questi elettori che essi comprendono il nuovo panorama politico.

Secondo Mark Leonard, coautore e direttore fondatore dell'ECFR:

“Ci sono sette giorni per risolvere il paradosso del progetto europeo. Il sostegno all'adesione all'UE è ai massimi livelli dal 1983 – eppure la maggioranza degli elettori teme che l'UE possa crollare. La sfida per gli europeisti è usare questa paura per mobilitare la maggioranza silenziosa e garantire che non siano solo i partiti anti-sistema ad avere voce in capitolo il prossimo 26 maggio.”

“Gli europeisti devono offrire agli elettori idee audaci per un cambiamento, idee che risuonino emotivamente e facciano sentire alla maggioranza silenziosa che vale la pena di esprimersi alla fine di maggio. Non è ancora troppo tardi – con un elettorato europeo volatile, ci sono fino a 97 milioni di elettori che potrebbero ancora essere convinti a votare per partiti diversi”.

Susi Dennison, Senior Policy Fellow e Direttore del programma European Power dell'ECFR, sostiene:

“La sfida è che i partiti pro-europei si riconnettano con gli elettori che credono che il progetto europeo sia una buona cosa ma che sentono che il sistema è rotto, dimostrando loro che il voto è una cosa utile da fare, tenendo a mente le questioni che stanno a cuore al futuro.”

“Per una vera ispirazione, gli europeisti devono guardare oltre il sistema dei partiti. Pensate a Greta Thunberg o ai Gilets Jaunes – questi movimenti usano la logica del conflitto ma con un messaggio progressista. I partiti politici devono dimostrare di riconoscere la profonda spaccatura tra elettori e partiti e offrire una visione di un futuro europeo che faccia sentire alla maggioranza silenziosa che vale la pena di votare a maggio”.

Questo rapporto, pubblicato a pochi giorni del voto, fa parte di un progetto elettorale di ECFR per comprendere i desideri degli elettori europei e ricalibrare le offerte dei partiti politici tradizionali. Per consultare le precedenti pubblicazioni parte del progetto: https://ecfr.eu/europeanpower/unlock.

Note

1) Gli autori Susi Dennison e Mark Leonard sono disponibili per interventi, commenti e interviste

2) Il progetto ECFR “Unlock Europe’s majority” mira a contrastare l'aumento dell'antieuropeismo e a mostrare come i partiti internazionalisti e lungimiranti possano effettivamente mobilitare le voci moderate in tutta Europa. Il progetto ha una presenza attiva in cinque Stati membri e opera anche in altri nove paesi dell'UE, i più decisivi in termini di numero di seggi parlamentari. Per ulteriori informazioni su questo progetto e sui dati raccolti ad oggi: https://ecfr.eu/europeanpower/unlock

3) I paesi coinvolti da YouGov durante questo progetto includono: Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia e Ungheria. Il lavoro è stato svolto dal 23 gennaio al 25 febbraio 2019 e dal 4 al 24 marzo 2019.

4) Gli ECFR che lavorano al progetto:  Mark Leonard, Susi Dennison, Vessela Tcherneva, Jose Ignacio Torreblanca, Almut Moeller, Josef Janning, Piotr Buras, Manuel Lafont Rapnouil, Susanne Baumann e Pawel Zerka.

5) Per le richieste di intervento, commenti e interviste: Ana Ramic, responsabile della comunicazione [email protected]   +49 (0) 30325055051027

6) Per tutte le altre richieste dei media: David Yorath, Apollo Communications [email protected] T: +44 (0) 751146777771

ECFR

ECFR è un gruppo di riflessione paneuropeo. Lanciato nell'ottobre 2007, il suo obiettivo è fare ricerca e promuovere in Europa un dibattito informato sullo sviluppo di una politica estera coerente ed efficace basata sui valori europei. ECFR è un ente di beneficenza indipendente, finanziato da varie fonti. Per maggiori dettagli: www.ecfr.eu/about/donors.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.