Views from the capitals: Il conflitto nel Mediterraneo Orientale

Il punto di vista di Roma: Quando la posta in gioco è alta.

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L'Italia è profondamente coinvolta nelle tensioni che stanno avendo luogo nel Mediterraneo orientale, soprattutto se si considera il fatto che è stato il proprio gigante energetico italiano Eni a scoprire il primo grande giacimento di gas naturale nella regione nell'agosto 2015. Eni ha anche assunto la leadership  nello sviluppo ed estrazione del gas naturale di Cipro e ha diretto un’iniziativa volta a congiungere il gas cipriota, egiziano ed israeliano e ad utilizzare gli impianti di liquefazione egiziani per vendere tale gas nel mercato europeo a prezzi competitivi.

Anche se economicamente proficua, quest’iniziativa non ha coinvolto la Turchia, sconvolgendo i piani di Ankara di diventare un polo energetico regionale e rafforzando ulteriormente la percezione turca di isolamento nella regione. Roma ha fatto anche un secondo errore nei confronti di Ankara, errore che però sembra aver portato benefici alla controparte turca. In Libia, l'azione dell’Italia si caratterizzava dal mantenere un’equidistanza da entrambe le fazioni rivali: Khalifa Haftar e il governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale, del National Accord Government of National Accord (Gna). L’impegno da parte di Roma di voler mantenere l’equidistanza è costato all’Italia la fiducia del Gna, costringendo quest'ultimo a cercare nuovi amici – in particolare in direzione della Turchia. Di conseguenza, nel novembre 2019 la Turchia ha firmato un accordo di demarcazione marittima con il Gna. L'accordo era un tentativo di garantire alla Turchia una maggiore peso legale per poter così contestare i confini marittimi che la Grecia aveva stabilito con Cipro e l'Egitto – da cui dipendono i piani di sviluppo del gas naturale del Mediterraneo orientale.

Due sono quindi le questioni in gioco per l'Italia in questo scenario altamente contorto: la diversificazione energetica e la sua influenza in Libia, dove Roma ha interessi chiave in materia di economia e sicurezza. Di conseguenza, la posizione dell'Italia nello scacchiere geopolitico del Mediterraneo orientale è, come sempre, cauta. L'ambiguità dell'Italia è attualmente incarnata dal suo duplice impegno sia nell'operazione navale guidata dalla Turchia, Mediterranean Shield, sia nell'operazione Eunomia guidata dalla Grecia. Nonostante la partecipazione italiana all'Operazione Eunomia sia molto più sostanziale del piccolo contributo dato al Mediterranean Shield della Turchia resta comunque difficile stabilire se l'Italia sostenga la Turchia o la Grecia.

Quando l'Europa pensa in termini di soluzioni costruttive nel Mediterraneo orientale, può contare sull'Italia, purché l'UE – guidata dalla Francia – non adotti un approccio conflittuale  e provocatorio nei confronti della Turchia. Tuttavia, nonostante sia in grado di parlare con entrambe le parti, Roma sembra ancora incapace di costruire una politica proattiva o di svolgere un ruolo di leadership in un'ampia iniziativa diplomatica.

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