La strada verso Uppsala: opportunità e urgenze per lo Yemen

In Svezia sono stati  mossi i primi passi verso il dialogo politico circa lo Yemen; ma con gran parte del paese sull'orlo della carestia, rimane il senso di urgenza

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In Svezia sono stati  mossi i primi passi verso il dialogo politico circa lo Yemen; ma con gran parte del paese sull'orlo della carestia, rimane il senso di urgenza

Il 6 dicembre, dopo settimane di scrupolosa diplomazia, le Nazioni Unite hanno finalmente ripreso le consultazioni tra le parti in conflitto. Considerate le vicissitudini del precedente ciclo di discussioni, tutto ciò costituisce già di per se un buon risultato

Tenutesi  vicino alla città svedese di Uppsala, le consultazioni sono state le prime del loro genere dopo la fine dei negoziati in Kuwait dell'agosto 2016 – dove  mesi di promettenti confronti non hanno prodotto alcun risultato tangibile, causando un'escalation della violenza e un'intensificazione della crisi umanitaria in Yemen. Nel frattempo, il processo di pace è rimasto immobile per buona parte del mandato dell’inviato ONU Ismail Ould Cheikh Ahmed.

La nomina del suo successore, il veterano britannico diplomatico e mediatore Martin Griffiths, inizialmente sembrava potesse dare nuova energia al processo. La sua diplomazia sembrava aprire la strada a progressi costanti, seppure lenti, verso la pace, tuttavia è incappato in una dura battuta d'arresto durante le consultazioni pianificate a Ginevra. Nonostante le grandi aspettative, i problemi logistici relativi all'evacuazione dei combattenti feriti da Sana'a e il trasporto della delegazione Houthi in Svizzera hanno impedito che i colloqui avessero luogo. Tutto ciò ha rischiato di distruggere la fiducia che Griffiths aveva costruito con le diverse  fazioni yemenite, dal momento che il governo riconosciuto a livello internazionale e gli Huthi si incolpavano reciprocamente per questo impasse.

La squadra di Griffiths ha ripreso i contatti con le diverse fazioni, ponendosi  l'obiettivo di riunirle prima della fine dell'anno. Al livello più elementare, ci è riuscito. Sfruttando la diplomazia dei più importanti politici – in particolare, il Ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt – Griffiths ha negoziato un accordo per far si che un aereo kuwaitiano trasportasse i feriti Huthi in Oman, facilitando in questo modo l'incontro in Svezia.

Questa volta, le parti sono state più caute nelle loro aspettative. Molti diplomatici occidentali sostengono come vi sia una rara opportunità per spingere  verso un accordo di pace, considerato che gli effetti dell'omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi – che hanno portato il Congresso americano a criticare aspramente la condotta della coalizione guidata dai sauditi in Yemen – hanno forzato Riyadh ad avere un approccio più conciliatorio.

Tuttavia, questi eventi sono sconnessi dalla situazione reale sul suolo yemenita, dove le forze avversarie rifiutano di fare qualunque genere di concessione significativa. Il governo yemenita continua a vedere la risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la quale chiede agli Huthi di ritirarsi dalle città e di deporre le armi incondizionatamente, come sacrosanta, mentre gli Huthi la ritengono come una dichiarazione incondizionata di resa. Inoltre permangono enormi differenze tra le parti su questioni che vanno dal disarmo e smobilitazione fino ai termini di un accordo postbellico.

In questo contesto, non sorprende che solo le misure di confidence-building – piuttosto che un vero accordo – siano in discussione in Svezia. Ci si aspetta che gli Huthi e il governo riconosciuto si concentrino sul raggiungimento di un accordo che definisca un piano per i colloqui futuri e per possibili iniziative finalizzate alla riduzione violenza, discutendo di questioni come lo scambio di prigionieri, lo stato di aeroporto di Sana'a, del combattimenti nel porto di Hudayda e del  pagamento degli stipendi agli impiegati governativi. Le questioni economiche sono abbastanza rilevanti in questi colloqui poichè, per la prima volta, gli Huthi e le delegazioni governative hanno deiso di includere i consiglieri economici, come l'ex capo delle autorità fiscali yemenite Ahmed bin Ahmed Ghaleb e Mohamed al-Siyani, funzionario pro-Houthi della banca centrale. A causa di considerazioni logistiche, è probabile che le discussioni dureranno circa fino a metà dicembre (alcuni diplomatici hanno espresso la speranza che riprenderanno altrove nel nuovo anno).

La placida calma di Johannesbergs Slott, la sede in cui si svolgono i colloqui, non potrebbe essere più diversa dalla situazione reale nello Yemen. I combattimenti  sui diversi fronti del conflitto continuano a squarciare il tessuto sociale, lasciando l'80% degli yemeniti bisognosi di aiuti umanitari. E il recente aumento del valore del rial yemenita ha fatto ben poco per alleviare la terribile situazione economica. Sebbene l'entità del caos nello Yemen richieda un'azione urgente, sembra impossibile che il conflitto si risolva in modo rapido e semplice.

In un certo senso, la chiave per la pace non consiste tanto nel condurre un altro giro di negoziti, ma piuttosto nel mettere in moto un processo più ampio. Dopo il crollo delle trattative in Kuwait, i principali canali di comunicazione tra il governo internazionalmente riconosciuto e gli Huthi sono quasi scomparsi. Pertanto, è fondamentale garantire e sviluppare ulteriormente i progressi compiuti dalle parti in Svezia. Ciò è particolarmente vero poichè, in Yemen, i combattenti sono pronti a intensificare gli scontri – compresi i combattimenti vicino al porto di Hudayda, che rappresenta un'entrata chiave per i flussi di aiuti umanitari nello Yemen – se le discussioni dovessero collassare o finire in modo indeciso.

Anche se attualmente  i colloqui si concentrano su questioni relativamente ristrette, il processo dovrebbe includere persone provenienti da tutta la società yemenita, in modo da istituire una pace duratura. Inoltre, gli sponsor internazionali dei negoziati dovrebbero coordinare il lavoro. Le continue pressioni sulle parti in conflitto, per raggiungere e rispettare un accordo, apriranno canali di comunicazione e coordinamento tra i vari soggetti coinvolti in questo processo. In particolare, è fondamentale che gli attori internazionali mantengano alta l’attenzione: con la maggior parte del paese sull'orlo della carestia, la soluzione potrebbe arrivare troppo tardi.

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