La minaccia del coronavirus all’Europa geopolitica

Dopo la crisi, l'UE dovrà tornare ad affrontare gli stessi problemi geopolitici di prima. Tuttavia, questa volta, potrebbe dovervi far fronte con minore solidarietà interna e credibilità esterna.

Anche disponibile in

Le ricadute del coronavirus rischiano di cancellare il leitmotiv iniziale della Commissione europea di Ursula von der Leyen e del mandato di Josep Borell come Alto rappresentante dell'UE per la politica estera e di sicurezza: quello di un'Europa più geopolitica. Tuttavia, poiché i paesi di tutto il mondo traggono lezioni dalla crisi e adattano le istituzioni a un ambiente in cui un virus è riuscito a  rinchiudere in casa più persone di una guerra, è importante ricordare che il coronavirus non è né la fine del mondo né la fine della storia. Sicuramente Il mondo cambierà, ma è improbabile che la geopolitica cada vittima di un virus. Pertanto, nonostante l'urgenza di ricostruire un'”Europa della sanità” e un'”Europa economica”, c'è ancora bisogno di un'Europa più geopolitica.

La crisi del coronavirus pone dei rischi per la politica estera dell'Unione Europea su diversi fronti.

È ormai ampiamente percepita la crisi di solidarietà tra l'Italia e gli altri Stati membri dell'UE. Molti tra questi si sentono fragili e soli nella crisi, non solo per la mancanza immediata di maschere o ventilatori, ma anche per la sensazione che le dure misure di austerità dell'ultimo decennio abbiano ridotto le risorse dei sistemi sanitari dell'Europa meridionale necessarie per far fronte a una crisi come questa. Tale percezione mina fortemente la solidarietà europea.

La crisi di solidarietà getta anche un'ombra sui tentativi dell'UE di aumentare le proprie capacità di sicurezza e di difesa strategicamente autonome. Se gli Stati membri non possono contare l'uno sull'altro per aiutarsi nella lotta contro un virus, come possono farlo nella lotta contro una potenza esterna aggressiva? I Paesi europei avranno gli stessi dubbi nei confronti degli Stati Uniti; tuttavia, se i Paesi europei dovessero ritrovarsi ad esser percepiti reciprocamente con la stessa affidabilità del presidente Donald Trump, sarebbe un problema per l'UE e per gli Stati membri più grandi.

Anche il soft power dell'UE ha subito un duro colpo. Si parla molto meno dell’impressionante stimolo economico di 750 miliardi di euro all'economia europea annunciato dalla Banca centrale europea che degli aiuti russi o cinesi all'Italia, colpendo un nervo scoperto. Anche se queste enormi iniezioni finanziarie sono talvolta definite dei “grandi bazooka”, è più difficile comprendere l’impatto di 750 miliardi di euro rispetto all'assistenza medica cinese, ai virologi militari russi o agli aerei che li portano in Italia. Sembra quasi che i camion militari russi e gli aerei cargo cinesi sulle strade e sulle piste italiane siano stati più efficienti nel galvanizzare l'UE rispetto alle immagini della disperazione dei medici italiani.

Per correttezza nei confronti dell'UE, in realtà nessun altro ha fatto di meglio. Gli Stati Uniti sembrano ancora più egoisti, incoerenti e senza direzione di quanto non fossero prima della crisi. Nonostante la spavalderia e l'aspra critica all'UE da parte della propaganda russa e dell'aggressivo autocompiacimento della propaganda cinese, né Mosca né Pechino sembrano valide alternative viste dall'esterno. La Russia, dove il rublo ha perso il 25 per cento del valore in pochi giorni, è sempre più rigida nella struttura ossificata della sua leadership e si trova in difficoltà questa volta anche a causa del crollo del prezzo del petrolio ai minimi storici (sotto i 30 dollari al barile), mentre nel frattempo i sauditi offrono enormi vantaggi economici ai tradizionali compratori di petrolio russo. L'impotenza iniziale dei cinesi nella gestione del coronavirus, con la sottoproduzione e l'accaparramento di maschere prima e l'eccessiva autoproclamazione poi, potrebbe aver conquistato qualche cuore serbo o italiano, ma ha irritato fortemente gli altri europei. Una delle maggiori cause dell'irritazione dell'UE nei confronti della Cina è che, a gennaio, quando la Cina ha ricevuto circa 70 tonnellate di attrezzature mediche dall'UE, Pechino ha esplicitamente chiesto discrezione. I leader europei hanno soddisfatto la richiesta, evitando con cura di calpestare l'ego di Pechino non trasformando l'aiuto medico in una campagna di pubbliche relazioni; nonostante ciò, si sono ritrovati oggetto dell’autoesaltazione cinese soltanto due mesi dopo.

Tuttavia, nulla di tutto ciò dovrebbe essere di alcun conforto per l'UE. C'è il rischio che il Covid-19 rafforzi gli istinti di politica estera più feroci di cittadini e governi UE. Naturalmente, la crisi insegnerà diverse lezioni chiave: il bisogno di maggiori risorse per i sistemi sanitari degli Stati; la necessità di misure di stimolo per le economie nazionali; il bisogno per l'UE di chiudere un occhio sui deficit di bilancio; e l’urgenza per tutti i paesi di impegnarsi in una maggiore cooperazione internazionale per prevenire, limitare e combattere le pandemie.

Dopo che la crisi verrà superata, è improbabile che il mondo diventi più cooperativo. Potenze come Stati Uniti, Cina e Russia difficilmente trarranno dal coronavirus gli stessi insegnamenti imparati dall’UE sulla necessità di cooperazione e multilateralismo. Al contrario, per loro la reazione globale al coronavirus giustificherà la visione hobbesiana del mondo. Di conseguenza, probabilmente Cina e Russia non taglieranno le spese militari, non smetteranno di seguire una politica estera aggressiva, o non annulleranno le sempre più costose operazioni di propaganda al posto di investire nella sanità. I leader di regimi corrotti e autocratici dell'UE non decideranno di rubare meno (così da finanziare di più l'assistenza sanitaria) o di essere più democratici. Le guerre in Siria, Libia e Ucraina potrebbero essere scomparse dai notiziari, ma non sono scomparse dalla realtà.

Gli intrighi geopolitici e politici interni dell'Europa orientale, dei Balcani e del Medio Oriente continueranno senza sosta, nonostante la pandemia di Covid-19, in modi che danneggiano fortemente gli interessi europei. In Ucraina, sono diffusi i timori di un accordo opaco tra Kiev e Mosca sul Donbass. Moldavia e Georgia si stanno preparando per elezioni a rischio di trasparenza in autunno. Il Libano non ha pagato i propri debiti. I soldati turchi continuano a morire a Idlib, anche dopo l'accordo tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e l’omologo russo Vladimir Putin.

Dopo la crisi, l'UE dovrà affrontare gli stessi problemi geopolitici di prima. Tuttavia, questa volta potrebbe doverli affrontare con meno solidarietà interna e meno credibilità esterna di un tempo. Per evitare questo risultato, l'UE e gli Stati membri dovrebbero dedicare maggiore attenzione e risorse a salvare l’economia e ad aumentare la propria capacità sanitaria, al tempo stesso assicurando sufficiente spazio politico e capitale per la realizzazione di un'Europa più geopolitica.

Ciò richiederà continui investimenti nell'UE in quanto potenza a tutto spettro, principalmente in Europa orientale, Balcani e Medio Oriente. A sua volta, ciò dipenderà dagli investimenti nelle capacità militari e di sicurezza dell'UE, nonché dall'assistenza al vicinato nella gestione non solo delle conseguenze economiche e sanitarie del coronavirus, ma anche nella formazione della resilienza in materia di sicurezza in un ambiente geopoliticamente volatile.

Ad esempio, l'UE dovrebbe evitare che i suoi vicini seguano l’esempio di un Libano inadempiente e dovrebbe lanciare ai Balcani e ai Paesi di altre regioni un'ancora economica di salvezza sotto forma di prestiti a tasso zero e di aiuti finanziari. Inoltre, l'UE potrebbe istituire un fondo di riserva per stabilizzare le economie dei suoi vicini in un mondo post-coronavirus. Allo stesso modo, Bruxelles dovrebbe rafforzare l’uso delle sanzioni come strumento politico, denunciando meno le misure extraterritoriali statunitensi e guardando più da vicino alle aziende europee che violano le leggi sulle sanzioni dell'UE. Inoltre, l'UE dovrebbe rinvigorire la propria azione volta a mitigare l'aggressione militare russa nel Donbass e migliorare la resilienza in materia di sicurezza dell'Ucraina. Infine, tutti gli Stati membri dovrebbero mostrare una maggiore disponibilità a partecipare alle iniziative della Francia per la stabilizzazione del Sahel.

Nessuna di queste misure è caritatevole; fanno tutte parte dell'interesse geopolitico dell'UE. Le sfide globali non scompariranno e, alla fine, il Covid-19 non ucciderà la geopolitica. Tuttavia, solo i leader europei possono evitare che il virus faccia scomparire l'UE geopolitica.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.