Il Green Deal europeo: un’opportunità politica per l’Italia

Il governo italiano vede l'accordo non solo come soluzione ad una sfida importante, ma soprattutto come un'opportunità per l'Europa di diventare un attore geopolitico chiave.

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La scorsa settimana il Parlamento europeo ha approvato il finanziamento a una lista, proposta dalla Commissione Juncker, di 32 progetti di infrastrutture per il gas, con 394 voti favorevoli e 241 contrari. Il voto ha generato un grande dibattito sulle sue implicazioni ambientali tra eurodeputati, gruppi del Parlamento europeo e partiti politici nazionali. Gli stessi partiti al governo in Italia hanno votato in modo diverso, con il Movimento Cinque Stelle che ha ricevuto un notevole sostegno da parte degli eurodeputati nel tentativo fallito di bloccare la proposta.

La Commissione Europea Von der Leyen è in carica da meno di tre mesi, ma questo voto sembra un'occasione mancata per le istituzioni europee di dimostrare di aver compreso il mandato che gli elettori gli hanno affidato alle elezioni del Parlamento europeo a maggio 2019. Come dimostra il sondaggio condotto da ECFR nel 2019, 13 dei 14 Stati membri presi in considerazione hanno chiesto una maggiore tutela dell'ambiente, anche a scapito della crescita economica. Il punto di vista degli italiani è particolarmente interessante se si considera che, per molti anni, la questione ambientale è stata assente dall'agenda politica nazionale e che il partito dei Verdi ha avuto scarsa influenza sulla politica mainstream: il 34% degli italiani guardava al cambiamento climatico come a una questione chiave, superata solo dall'economia (47%) e dalle migrazioni (44%).

La ritrovata sensibilità degli italiani alle questioni ambientali può essere spiegata da diversi fattori, tra cui la crescente consapevolezza tra i giovani dovuta all’attività in Italia dell'attivista Greta Thunberg. Tuttavia, la formazione di una nuova coalizione di governo nell'agosto 2019, a spese della Lega, ha contribuito a riportare le tematiche ambientali all'ordine del giorno.

Le questioni ambientali sono ora al centro della politica di entrambi i partiti al governo. E lo erano già prima della decisione di formare una coalizione di governo, sebbene con prospettive e priorità diverse.

L'ambiente è uno dei pilastri su cui il Movimento Cinque Stelle ha costruito la propria campagna per le elezioni politiche del 2013. Gli elettori vicini alle tematiche ambientali hanno costituito una parte importante del sostegno al Movimento da quando è stato lanciato da Beppe Grillo negli anni 2000. Tuttavia, come ammettono ora i principali rappresentanti del Movimento, esso non è riuscito a fare gli interessi degli elettori delusi dalla totale mancanza di una strategia verde dei precedenti governi italiani. Il Partito Democratico si è sempre dedicato alle questioni ambientali, soprattutto tra gli anni ‘90 e i primi anni 2000 e molto a livello locale, ma questa tendenza è scemata recentemente a causa di controversie interne e dell’evoluzione politica del partito.

L'attuale governo ha deciso, almeno sulla carta, di fare da capofila nei tentativi di promuovere la sostenibilità ambientale, riducendo le disuguaglianze sociali e riformando il modello di sviluppo economico italiano. Il governo si augura di realizzare questa transizione attraverso la realizzazione di un Green New Deal basato su investimenti pubblici in energie rinnovabili, tutela della biodiversità, protezione delle aree naturali e infrastrutture.

Il governo italiano vede l'accordo non solo come soluzione a una sfida importante, ma soprattutto come un'opportunità per l'Europa di diventare un attore geopolitico chiave, raggiungendo la neutralità carbonica. Il governo vuole che l'Italia sia un importante protagonista del movimento ambientalista a livello internazionale, lavorando nell'ambito dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e del Green Deal europeo, e ponendosi come mediatore nel tentativo di risolvere il divario tra est e ovest in Europa sulle questioni ambientali, in particolare sulle emissioni di carbonio.

Sebbene il governo abbia un piano già ambizioso sulla carta, si dovrà adoperare molto per raggiungere questi obiettivi soprattutto data la disparità economica tra sud e nord Europa e le marcate differenze politiche tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle.

Tuttavia, e paradossalmente, il piano ambientale della coalizione potrebbe fornire un'opportunità politica unica per consolidare e stabilizzare il governo. Questo anche perché Lega e Fratelli d'Italia, che attualmente i sondaggi danno rispettivamente al 32,2 per cento e al 10,8 per cento dei voti, sono totalmente assenti dal dibattito (con l'eccezione di avvertimenti sporadici sulle enormi conseguenze sociali ed economiche del Green New Deal che causerebbe aumenti delle tasse, burocrazia e controversie politiche interne). Dato che il governo lavora con i partner europei sulle questioni ambientali, l'opposizione si atterrà probabilmente ancora alla tradizionale strategia sovranista e populista di opposizione a Bruxelles e alle istituzioni dell'UE.

Se la coalizione sarà capace di affrontare tali questioni, potrebbe ottenere ulteriore sostegno a livello europeo, come già successo alla votazione per l'approvazione di Ursula Von der Leyen a Presidente della Commissione europea. In quell’occasione, il Movimento Cinque Stelle ha sostenuto l’alleato di coalizione così da riavvicinarsi all’Europa e rafforzare il proprio sostegno domestico.

Nel complesso, l'Italia dovrebbe ora portare a termine tre incarichi principali se intende realizzare il Green New Deal. In primo luogo, dovrebbe ricostruire radicalmente la propria economia attraverso un sistema incentrato sulla sostenibilità. In secondo luogo, dovrebbe garantire che il Green New Deal diventi parte del discorso pubblico nel lungo periodo, contribuendo così alla creazione di una visione culturale condivisa. In terzo luogo, come potenza europea di medie dimensioni, l'Italia dovrebbe impegnarsi a contribuire alla trasformazione dell'Europa in una potenza globale in grado di affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Ciò implicherà trattare con gli Stati Uniti dopo il loro ritiro dall'accordo di Parigi; gestire le relazioni con l'Africa in un momento in cui i cambiamenti climatici sono sempre più causa di migrazione; raggiungere l'indipendenza energetica da partner chiave come la Russia; affrontare l'instabilità degli Stati del Medio Oriente e del Nord Africa, importanti per i mercati energetici globali; ed esortare la Cina a diventare un attore ambientale responsabile.

Per quanto riguarda i primi due incarichi, le parti della coalizione hanno molto lavoro da fare a livello nazionale per assumersi la responsabilità politica delle questioni ambientali. Sul terzo, molto dipenderà dalla volontà e dalla capacità di agire degli altri Paesi europei.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.