I 10 trend di politica estera del 2019

I 10 trend di politica estera che terranno impegnati i policymakers della politica estera europea nel 2019

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I 10 trend di politica estera che terranno impegnati i policymakers della politica estera europea nel 2019

È cominciato un nuovo anno, nuova occasione per prevedere i grandi eventi e le tendenze che scuoteranno il mondo nel 2019.

Tuttavia, affinché voi non pensiate che ci siamo completamente dimenticati dell’anno appena passato, ci siamo auto-valutati sulle nostre previsioni dello scorso anno. Con la nostra consueta combinazione di falsa umiltà e autoillusione, abbiamo raggiunto a malapena un punteggio di 7,5 su 10.

Abbiamo chiaramente vinto. Per questo, vi presentiamo qui le nostre 10 previsioni (più un bonus) che terranno occupati i policymakers nel 2019.

1.       Trump prende il controllo della politica estera degli Stati Uniti

Con le dimissioni di James Mattis da Segretario alla Difesa, l’abbandono di John Kelly della posizione di Capo di Gabinetto alla Casa Bianca, l’allontanamento, ormai verificatosi da tempo, di H.R. McMaster, Gary Cohan e Rex Tillerson dai loro rispettivi incarichi, tutti gli adulti hanno lasciato la stanza. Il 2019 vedrà il Presidente Donald Trump trasferire finalmente il controllo della sua politica estera all’unica persona che gli abbia dimostrato costantemente lealtà e in cui egli ripone completa fiducia: sé stesso. Aspettatevi contraddizione, caos e un possibile cataclisma. Siamo ben convinti di questa previsione – benché meno sicuri che sopravvivremo per prenderne il merito.

2.      La House of Representatives richiede l’impeachment contro Trump

La nuova “Democratic House of Representatives” è stata eletta per affrontare implicitamente Trump con l’impeachment. Sebbene la leadership dei Democratici sia consapevole del fatto che l’impeachment non li aiuterà a riprendere la Casa Bianca, la classe congressuale in entrata insisterà per iniziare le procedure di impeachment nel 2019. Ciononostante, il Presidente Trump non scomparirà; di fatti, l’impeachment non avrà un chissà quale impatto negativo sugli indici di gradimento e sulle prospettive di una sua rielezione nel 2020.

3.      Il processo di de-nuclearizzazione della Corea del Nord si arresta

Con quanto approvato dalle parti durante il summit del giugno 2018 a Singapore, si ha già avuto modo di capire come gli Stati Uniti e la Corea del Nord abbiano delle idee alquanto differenti sul concetto di “denuclearizzazione”. Nel 2019 queste differenze verranno ancora una volta a galla e porteranno i due precedenti avversari ai giorni di recriminazione del pre-summit, alle reciproche minacce di “ferro e fuoco” e al vociferare di un imminente conflitto.

4.      La Cina si candida per unirsi al CPTPP

Nel 2019 la Cina cercherà di far parte del Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), il patto di 11 nazioni che ha sostituito l’originale TPP da cui gli Stati Uniti si sono ritirati poco dopo l’elezione di Trump come Presidente. Così facendo, la Cina, da una parte, cercherà di dimostrare di essere un sostenitore dell’ordine globale più di quanto non lo siano gli Stati Uniti, e, dall’altra, tenterà di modellare il CPTPP secondo i propri interessi.

5.      La crisi ucraina divampa

Nel 2019 ci aspettiamo di assistere a diverse escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, sia via terra che via mare. Il Presidente ucraino Petro Poroshenko sfrutterà gli scontri per guadagnare un vantaggio alle prossime elezioni ucraine; la sua controparte russa, Vladimir Putin, li sfrutterà per rilanciare la sua decadente popolarità in Russia. Tuttavia, queste escalation non porteranno ad una guerra totale tra i due paesi.

6.      La regressione economica mondiale scatena una crisi finanziaria in Turchia

L’economia mondiale non subirà una crisi generale nel 2019. Tuttavia, una significativa regressione nella crescita globale causerà delle crisi in quei paesi che già si trovano sull’orlo del precipizio finanziario. Prima tra tutte vi sarà la Turchia, che vivrà una crisi finanziaria e sarà costretta – malgrado gli impegni presi dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan per far sì che avvenga il contrario – a considerare il programma del FMI.

7.      L’Arabia Saudita si riconcilia con gli Stati Uniti e l’Europa

Nel 2019 l’Arabia Saudita cercherà di riconciliare i rapporti con l’Europa e gli Stati Uniti manifestando simbolicamente costrizione per l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, per la guerra in Yemen, e per la repressione dei diritti umani degli attivisti sauditi. Questi cosmetici sforzi di riconciliazione si limiteranno a sostituire Mohammed bin Salman come principe ereditario, ma Europa e Stati Uniti accetteranno le scuse con gratitudine.

8.     Il WTO fallisce de facto

Gli Stati Uniti continuano a bloccare la nomina dei giudici per il meccanismo di risoluzione delle controversie della corte di appello del WTO. Nei primi mesi del 2019, la corte raggiungerà un punto in cui non ci saranno abbastanza giudici per poter funzionare. Nell’incapacità di emettere sentenze, il meccanismo di risoluzione delle controversie – e per estensione, il WTO nel suo insieme – smetterà di funzionare. Senza alcun minimo controllo nozionale su comportamenti protezionistici, diversi stati e in particolar modo gli Stati Uniti, cominceranno ad erodere lo spirito e la lettera delle regole del WTO.

9.      I populisti cominciano un doppio movimento

Nel 2019 i populisti scopriranno di non essere immuni al malcontento del potere. Gli elettori si stancheranno del governo populista tanto in Polonia, dove il partito di maggioranza subirà enormi perdite di voti nelle elezioni locali, quanto in Ungheria, dove le proteste contro il governo continueranno ad aumentare. Tuttavia, i populisti raggiungeranno delle vittorie elettorali laddove non hanno ancora conquistato il terreno: vedremo il Raggruppamento Nazionale di Marine Le Pen in Francia e l’Alternativa per la Germania raggiungere risultati record nelle elezioni del Parlamento europeo di maggio 2019. Di conseguenza, i partiti anti-integrazione deterranno circa un terzo dei seggi in un Parlamento europeo autolesionista e cercheranno di influenzare la prossima formazione della Commissione europea.

10.  L’Europa prende in considerazione una tassa sul digitale

Diversi paesi europei seguiranno l’esempio guidato dalla Francia di introdurre una tassa sul digitale indirizzata principalmente alle aziende del settore tecnologico americane e cinesi. La rivoluzione fiscale di questo stato membro, spingerà la Germania e la Commissione europea a riconsiderare l’idea di una tassa sul digitale a livello europeo, aggravando le tensioni commerciali transatlantiche.

Bonus: la Brexit non verrà completata ma neanche fallirà

Prevedere gli esiti della Brexit è come indovinare il clima in Regno Unito: ciò che accadrà è quasi impossibile da anticipare ma quasi certamente non sarà positivo. Ma, come i meteorologi, dobbiamo fare il nostro lavoro. È molto improbabile che ci saranno delle nuove elezioni generali o un no-deal. E, mentre il “voto del popolo” sulla Brexit è passato da pura fantasia ad una distinta possibilità, è ancora più probabile che la Camera dei comuni, in una seconda o terza votazione, passerà una versione ottimizzata dell’accordo negoziato dal Primo Ministro Teresa May. Tuttavia, benché il Regno Unito dovrebbe ufficialmente lasciare l’UE a marzo, i negoziati per la definizione dello stato ultimo dei rapporti tra le parti, continuerà per diversi anni a venire, e la politica britannica rimarrà divisa sulla questione. Gli elettori seguiteranno ad esprimere disappunto per il continuo parlare della Brexit da parte dei politici senza che essi offrano nessun indirizzo utile da seguire.

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