Elezioni europee 2019: possiamo gridare a lupo ancora una volta?

Se i partiti euroscettici guadagneranno terreno il prossimo anno, sarà più per colpa dei partiti europeisti che degli  “insorti”

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È una caratteristica comune di ogni elezione europea che gli europeisti gridino “a lupo”, invitando tutti i buoni europeisti a uscire allo scoperto per difendere il progetto europeo da tutti gli euroscettici che lo vogliono distruggere.                       

Lungi dal conquistare la fortezza europea, le forze antieuropeiste non sono riuscite a ottenere risultati che avrebbero permesso loro di lavorare insieme per bloccare il normale funzionamento delle istituzioni europee. Sia a causa della mancata consapevolezza delle possibilità, sia per il disprezzo per un nemico considerato inferiore, o sia per una semplice debolezza numerica e organizzativa, hanno usato i media come altoparlante e le risorse economiche e organizzative fornite dal Parlamento europeo per rinforzare il proprio appello elettorale nei loro paesi d’origine, piuttosto che usare i seggi per demolire l'Europa dall'interno. Gridare nella sessione plenaria, riscuotere i gettoni di presenza e tornare a casa il prima possibile è stato il loro piano d’azione.

Potrebbe andare diversamente questa volta? Senza ignorare il fatto che ogni volta che si grida a lupo si continua ad usare l’argomento “questa volta è diverso”, pensiamo ad alcuni dei fattori in gioco. Il primo è l'attuale crisi globale della democrazia rappresentativa. Alle precedenti elezioni del Parlamento Europeo, nel 2014, l'orizzonte era pieno di nuvole populiste ed euroscettiche. A causa della crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008, le forze anti-establishment hanno ottenuto buoni risultati, anche se non decisivi. Da allora, le democrazie liberali e i partiti tradizionali hanno vissuto un vero e proprio tsunami elettorale: dal referendum per la Brexit di giugno 2016 all'elezione di Trump, l'ascesa di Marine Le Pen in Francia e Alternative für Deutschland in Germania, la vittoria combinata della Lega Nord e il Movimento 5 Stelle in Italia, e la deriva illiberale dei governi di Polonia e Ungheria; in poco più di due anni le forze anti-establishment hanno raggiunto una serie di trionfi molto significativi. Dopo la caduta di Londra, Roma, Varsavia, Budapest o Vienna sono nelle mani di forze antieuropee e / o xenofobe, per questo non parliamo più del “nemico alla porta” ma del “nemico dentro le porte”.

In secondo luogo, come mostrato dalle elezioni statunitensi, messicane o brasiliane, ci troviamo di fronte a un fenomeno globale e interconnesso. I populisti hanno colpito il bersaglio in sufficienti occasioni hanno fiducia in se stessi e dispongono di un catalogo di tecniche elettorali e di comunicazione fraudolente ma efficaci. Non è un caso che il capo della trionfale campagna elettorale di Trump e rappresentante dei media e della politica americana di estrema destra, Steve Bannon, sia trionfalmente apparso nella Roma xenofoba di Salvini e abbia promosso una fondazione con sede a Bruxelles (The Movement) che cerca di riunire insieme tutti coloro che vogliono chiudere i rapporti con l'Unione Europea. Gli euroscettici intendono trasformare le elezioni del maggio 2019 in un referendum sulla continuazione del progetto europeo. Per questo assoceranno i partiti europeisti all'apertura di tutti quei confini che hanno riempito l'Europa di rifugiati e immigrati che competono con le classi lavoratrici per lavori scarsi e precari, indebolendo un fragile stato sociale. Saranno anche ritenuti responsabili della sottomissione dei valori cristiani della civiltà europea ad un odioso relativismo multiculturale. Se, come hanno fatto con il referendum sulla Brexit, riusciranno a trasformare le elezioni europee in un referendum su quanta immigrazione vogliamo – tanto o poco? – gli europeisti potrebbero avere un periodo molto difficile.

In terzo luogo, il sistema elettorale che governa le elezioni europee tende a sovrarappresentare le forze euroscettiche e antisistema rispetto alle elezioni nazionali. Aggiungete a questo il carattere “secondario” di queste elezioni – non si vota per – molti elettori scelgono di esprimere un voto di protesta, optando per partiti o forze di cui non si fiderebbero per le elezioni nazionali. Dalla Spagna, tradizionalmente priva di forze euroscettiche, le elezioni europee sono osservate con meno apprensione. Tuttavia, proprio come nel 2014, quando Podemos ha utilizzato con successo la piattaforma elettorale europea per riunire il voto di protesta anti-sistema contro la crisi economica e la corruzione, in questa occasione potrebbe essere Vox a catturare i voti di coloro che vogliono votare secondo una linea nazionalista e xenofoba e dare al Partido Popular e Ciudadanos un campanello d'allarme.

Nelle elezioni del 2014, i partiti conservatori, socialisti e liberali hanno raggiunto il 61% dei seggi. Ora, i partiti europei dell’establishment possono essere solo leggermente al di sopra della maggioranza assoluta che consente al Parlamento di approvare le leggi più importanti. Con solo un terzo dei seggi, gli euroscettici potrebbero proteggersi dalle sanzioni che l'UE è destinata a imporre all'Ungheria ai sensi dell'articolo 7. E se riuscissero a superare tale soglia, metterebbero a rischio o ritarderebbero un numero significativo di politiche europee, che generalmente richiedono un ampio consenso tra i partiti conservatori, progressisti, liberali e verdi. Germania, Francia, Italia e Polonia – quattro grandi paesi con significativi partiti di destra xenofobi – scelgono 303 deputati al Parlamento, il 43% del totale del 705 in gioco.

Quasi più preoccupante di un blocco del parlamento o di alcune delle sue politiche è la possibilità che questa volta, invece di accontentarsi di gridare in plenaria e ignorare il lavoro parlamentare quotidiano nelle commissioni, le forze euroscettiche spingeranno per cambiare l'UE dall'interno invece di distruggerlo. Anche se l'UE è lo spazio di valori più profondo e avanzato del mondo, è possibile che si verifichi un ribaltamento illiberale e sovrano nell'Unione europea, soprattutto nelle questioni migratorie e di asilo / rifugiati.

Come sappiamo, Aquarius non fu affondata, ma la chiamata alla solidarietà europea si. Invece di facilitare i canali per l'immigrazione regolare, investire in politiche d’integrazione e concordare modi per trasferire richiedenti asilo e rifugiati, le capitali europee preferiscono politiche che enfatizzano il controllo delle frontiere esterne (e confini interni quando falliscono), aree di sbarco e processi comuni, e una diplomazia da libretto degli assegni con i paesi di origine e di transito orientati al rimpatrio piuttosto che una politica globale ed equilibrata a lungo termine. Come mostrano l'Italia e la Germania, i gesti ben intenzionati nei confronti dei rifugiati possono finire per essere corrosivi e aprire le porte alla xenofobia. Spero che la Spagna non finisca allo stesso modo.

In questa Europa gonfia di paura per il futuro, gli euroscettici potrebbe trovare nei sondaggi un mezzo per piegare il progetto europeo al servizio dei propri interessi. Per tutto ciò non avrebbero bisogno di una vittoria, ma di molto meno, poiché basterebbe che la destra europea decidesse di abbracciare la causa del lupo sia per paura delle conseguenze elettorali o sia perché intimamente abbraccia tali valori. Il voto sull'Ungheria al Parlamento europeo in cui solo 115 membri del Partito popolare europeo sono riusciti a trovare la forza morale di approvare le sanzioni contro le politiche illiberali di Viktor Orban (57 votati contro e 28 astenuti) dimostra che gli europei conservatori sono più che disposti ad accettare il cavallo di legno che l'estrema destra lascia alla porta dopo ogni elezione. Se l'Europa cade, non sarà perché gli euroscettici demoliranno le sue mura, ma perché i suoi guardiani apriranno le porte a loro.

Questo articolo è apparso originariamente il 22 ottobre a El Mundo, in lingua spagnola. Il titolo è stato adattato all’italiano.

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