Cosa si aspetta l’Italia dall’Europa?

Silvia Francescon, Direttrice dell'Ufficio di Roma di ECFR, sulla Presidenza italiana dell'UE

Il 1 luglio 2014, l’Italia ha assunto la Presidenza dell’UE, l’undicesima dal 1959. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi deve far fronte a settimane di ritardi dei lavori causati dalle procedure di nomina dei vertici delle istituzioni. Renzi probabilmente cercherà di utilizzare questo tempo per promuovere l’agenda della Presidenza italiana. Renzi gode di una posizione forte data dal 41% dei voti ottenuti alle ultime elezioni europee, in cui l’affluenza italiana al 59% è stata una delle più alte in Europa.

Sebbene le elezioni europee abbiano dato vita al Parlamento più euroscettico della storia d’Europa, in Italia Renzi è riuscito a contenere il populismo con la grande vittoria dei parlamentari socialisti italiani. Tale vittoria ha conferito al leader italiano una legittimità in Europa mai avuta prima. Matteo Renzi e Angela Merkel guidano gli unici due governi ad aver vinto le elezioni europee.

La Presidenza italiana arriva in un momento critico. Senza una chiara direzione politica, l’Europa sta ancora affrontando una crisi finanziaria, difficile da prevedere a causa di mercati volatili, e una crisi economica segnata dall’aumento della disoccupazione e da crescita incerta (si pensi al -0,1% di crescita del PIL italiano nell’ultimo trimestre e al +2,5% di quello tedesco nello stesso periodo). Anche la politica estera europea deve far fronte a numerose sfide, specialmente nel vicinato orientale e meridionale.

Ciò nonostante, l’Italia è un attore fondamentale in Europa. Secondo gli ultimi dati Eurostat, con una popolazione di 59.7 milioni, l’Italia rappresenta il 12% del PIL dell’UE. Il PIL pro capite italiano è di €25,600 rispetto ai €25,700 della media europea, mentre gli investimenti interni rappresentano il 19,6% del GDP comparati al 19,1% della media europea[1].

Tuttavia, l’Italia dovrà lavorare duramente in molte aree chiave. Deve impegnarsi a mantenere il livello del debito pubblico sotto controllo (132,6% del PIL rispetto all’87,1% della media europea), aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, che attualmente ammontano al 1,27% del PIL italiano rispetto al 2,07% della media europea. Infine, incrementare l’occupazione, ferma al 59,8% in contrapposizione al 68,3% della media europea.

La recente vittoria elettorale farà di Matteo Renzi una forza economica e politica a livello europeo? I media italiani elogiano il suo approccio peculiare e talvolta assertivo, denominato “prima l’agenda, poi i nomi”. Matteo Renzi non soffre di complessi di inferiorità rispetto ai partner europei, una volta ha anche ricordato ad Angela Merkel che, a differenza della Germania, l’Italia ha rispettato i patti europei. Inoltre, ha una lista precisa di priorità, fulcro della visione dell’Europa in cui vorrebbe vivere. Il fine ultimo di Renzi sono gli Stati Uniti d’Europa in quanto “sogno di una generazione che sulle rovine della guerra ha avviato la creazione di una nuova entità”.

Domani Renzi presenterà le priorità della Presidenza italiana alla prima sessione plenaria del nuovo Parlamento europeo. Le priorità comprendono crescita e occupazione, un nuovo discorso europeo e l’azione esterna dell’UE[2].

  • Crescita e occupazione: l’Europa deve agire su riforme strutturali e Mercato Unico, soprattutto nel campo dei servizi e dell’energia. Deve inoltre finanziare la crescita, rafforzare l’Unione Monetaria europea, aumentare l’occupazione e promuovere l’agenda digitale
  • Un nuovo discorso europeo: i governi europei devono superare il focus sull’austerità e ricostruire la fiducia dei propri cittadini
  • L’Europa deve rilanciare il proprio ruolo di attore regionale e globalesu diversi dossier quali Medio Oriente e Nord Africa (soprattutto in tema di immigrazione), crisi ucraina, relazioni transatlantiche e TTIP, processo di allargamento nei Balcani, negoziati con la Turchia e promozione di strategie macro-regionali.

L’Italia non vuole cambiare le regole dell’Ue, ma le priorità. In occasione dell’ultimo Consiglio europeo, Matteo Renzi ha avuto l’opportunità di manifestare il nuovo approccio rilanciando il discorso sulla flessibilità: le decisioni non devono essere prese pensando solo al bilancio, ma devono essere guidate da crescita e promozione degli investimenti. Renzi ha chiesto un fiscal compact meno rigidoper quei paesi che puntano alle riforme. Angela Merkel non ha esattamente acconsentito a concedere maggiore flessibilità sulla questione, ma ha quantomeno dimostrato disponibilità ad utilizzare tale strumento. Non è stata una grande vittoria per il giovane leader, ma il semplice fatto che sia riuscito a far sì che la Cancelliera Merkel abbia accettato di considerare la proposta, è da ritenere un successo. Angela Merkel ha chiamato la sua controparte italiana “Mr. 40%”, riferendosi all’alta percentuale di voti ottenuti alle ultime consultazioni europee.

Sembra che le relazioni tra Roma e Berlino stiano migliorando. L’Italia non vede più la Germania come causa principale dei suoi problemi, ma la considera un alleato, e Berlino sembra rispondere positivamente al questo mutato atteggiamento.

Dopo la definizione della nuova agenda europea, le priorità di Matteo Renzi saranno i nuovi incarichi europei e la nomina di un italiano ai vertici delle istituzioni. Considerato che la presenza di Mario Draghi alla Presidenza della BCE non lascia spazio alla nomina di un altro italiano in campo economico, come il Commissario del Commercio, sembra che Roma si stia adoperando per ottenere la carica di Alto Rappresentate degli Affari Esteri.

Tuttavia, dovendo fronteggiare le settimane di ritardo dovute alle procedure di nomina dei vertici delle istituzioni, la presidenza italiana non deve fare l’errore di ritardare le riforme vitali dell’UE. I prossimi sei mesi saranno un test di credibilità per l’Italia.

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