“Cameron: una battaglia su tre fronti”, di Mark Leonard, Direttore di ECFR

I collaboratori di David Cameron a volte ironizzano sul fatto che egli operi attraverso due soli modus operandi: noncuranza e panico.  Proprio nel momento in cui si sta preparando ad affrontare il referendum sull’UE, il primo ministro inglese sembra optare il panico.

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I collaboratori di David Cameron a volte ironizzano sul fatto che egli operi attraverso due soli modus operandi: noncuranza e panico. È inoltre ampiamente riconosciuto come riservi il meglio per il secondo. Proprio nel momento in cui si sta preparando ad affrontare il referendum sull’UE, il primo ministro inglese sembra optare per il panico.

Nel corso dei prossimi mesi, Cameron affronterà una battaglia su tre fronti: il negoziato sull’UE con Bruxelles  e gli altri stati membri, la lotta all'interno del suo partito a Westminster, e la campagna elettorale in cui il popolo britannico sarà chiamato a scegliere.

Sul primo fronte, il governo sta cercando di creare un fronte comune, sostenendo come molti Stati membri dell'UE non solo appoggino le sue politiche sui benefit, ma che si stiano inoltre preparando ad attuarne una propria variante. Sebbene sia improbabile che Cameron possa ottenere tutto ciò che chiede, sembra comunque che un accordo con Bruxelles possa essere trovato. Ancor prima di avere l’accordo garantito, Cameron è già entrato in modalità campagna elettorale, posizionandosi fermamente a favore della permanenza nell’UE.

Il secondo fronte è il suo stesso partito. Nella fase di preparazione del vertice UE del 19 febbraio, si discute molto del fatto che Cameron abbia tirato fuori dal cappello, a sorpresa, tre concessioni al fine di ottenere il consenso del partito. Un percorso speciale per la Gran Bretagna, che le consenta di essere nel cerchio periferico dell’Europa a due livelli; un accordo sulla Carta europea dei diritti fondamentali (che non comporti l’ essere vincolati ad essa ma che includa la creazione dell’equivalente della Corte costituzionale tedesca); e la creazione di un “freno di emergenza” in materia di immigrazione europea che consenta al governo britannico di bloccare i nuovi arrivi qualora il servizio pubblico sia sovraccarico. Cameron spera di utilizzare queste concessioni per convincere due importanti elettori indecisi: il ministro degli Interni Theresa May e il sindaco di Londra Boris Johnson. Il voto di questi due pesi massimi potrebbe avere un ruolo cruciale nel convincere la base conservatrice. Su questo fronte, la settimana scorsa Cameron ha ottenuto un piccolo risultato convincendo Nick Herbert a guidare la campagna dei conservatori a favore della permanenza nell’UE. Herbert, che 15 anni fa aveva guidato la campagna per tenere la Gran Bretagna fuori dall'euro, fino a poco tempo fa lavorava diligentemente alla campagna anti-euro con Dominic Cummings, il direttore della campagna a favore dell’uscita.

Tuttavia, il fronte più impegnativo potrebbe essere quello dell’elettorato britannico, fino ad ora trascurato. A sole 20 settimane dal referendum, i promotori della campagna per la permanenza nell’UE sono da tempo convinti che la via da seguire sia quella di enfatizzare come non esista ancora una visione attendibile su come sarà la Gran Bretagna fuori dall'UE. È probabile che Cameron stia puntando instancabilmente su questo aspetto, infondendo la paura dell'ignoto nel cuore degli elettori indecisi.

The Spectator sostiene come il “Project Fear” sia tornato alla ribalta: molto simile alla ben riuscita campagna di Scozia, la campagna per la permanenza esporrà le contraddizioni e le debolezze degli scettici. Secondo The Spectator uno degli sviluppi più impressionanti è quello secondo cui Cameron amplierà la lista dei rischi del Brexit fino ad includervi la sicurezza nazionale e quella economica. Da quanto risulta, Cameron enfatizzerà sempre più i pericoli geopolitici dell’uscita dall’UE e il pericolo generico di agire da soli in un mondo pericoloso e incerto. Il messaggio è che una Gran Bretagna fuori dall’Ue è quello che vogliono Putin e Abu Bakr al-Baghdadi.

Che David Cameron stia diventando serio su tutti e tre i fronti è incoraggiante e dimostra che il tempo della noncuranza potrebbe essere finito. Ciò accade nel momento giusto: secondo gli ultimi sondaggi oltre il 50% dei britannici potrebbe votare per l’uscita dall’UE.

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