Una nuova agenda europea per il Nord Africa

A cinque anni dalle rivolte arabe in Nord Africa, l’Europa non deve cadere nell’errore di dover scegliere tra sostenere la stabilità o il progresso

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A cinque anni dalle rivolte arabe in Nord Africa, l’Europa deve mantenere il proprio impegno nel sostenere le riforme nella regione e non cadere nell'errore di voler a tutti i costi sostenere o esclusivamente la stabilità o esclusivamente il progresso. 

Five Years On: A new European agenda for North Africa”, a cura di Anthony Dworkin, Senior policy Fellow di ECFR, analizza il contesto sociale, economico e politico di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Egitto.  Nonostante l’Europa avesse portato avanti una politica volta a mantenere la stabilità della regione, le rivolte del 2011 hanno dimostrato come la stabilità dei regimi autoritari sia in realtà illusoria.

Il rapporto argomenta che l'Europa debba riconoscere i limiti della propria capacità di influenzare i cambiamenti nella regione e la necessità di porre in atto misure immediate per favorire una stabilità vera, in grado anche di contrastare il terrorismo e gestire i flussi migratori.

L’UE e gli Stati membri dovrebbero relazionarsi con il Nord Africa avendo una visione chiara delle priorità per ciascuno dei paesi analizzati e investire in politiche di sicurezza, sviluppo nonché in misure volte a responsabilizzare i governi nei confronti dei propri cittadini.

L'analisi si focalizza sui seguenti paesi: 

Marocco (Maàti Monjib)

Monjib analizza la centralizzazione del potere nelle mani del regime marocchino, suggerendo all'UE di favorire un contrappeso politico al Palazzo e, al contempo, sostenere lo sviluppo economico e sociale nelle aree più svantaggiate del paese.

Algeria (Andrew Lebovich)

Lebovich pone l’attenzione sui timidi accenni di riforma e suggerisce all’Europa e agli stati membri di sostenere quelle politiche riformiste che potrebbero emergere sotto Bouteflika o il suo eventuale successore.

Tunisia (Monica Marks)

Marks analizza il fallimento dei governi tunisini post-rivoluzione nel garantire al paese un solido processo di riforme economiche e amministrative, un fallimento che sta seriamente minacciando il consolidamento democratico.

L’autrice suggerisce delle misure per riformare il Paese, affinché questo possa andare incontro alle richieste dei cittadini e far fronte alle minacce alla sicurezza.

Libia (Mattia Toaldo)

Per Toaldo Europa e stati membri dovrebbero abbandonare la linea della sicurezza a tutti i costi che sta caratterizzato il coinvolgimento europeo nel paese. In particolare l'autore sollecita l'Europa a sostenere le autorità locali e ad attuare misure affinché il contrabbando transfrontaliero di merci sia dirottato nell'ambito di un'economia legale.

Egitto (Ahmed Abd Rabou)

Rabou sostiene che le politiche del Presidente el-Sisi, interamente guidate dal far fronte alla sicurezza, è probabilmente destinato a fallire sia nel garantire la sicurezza stessa che nel creare opportunità economiche. Tuttavia, l’influenza europea in Egitto è limitata. Rabou ritiene che l’Europa debba rinnovare i propri sforzi per focalizzare l'attenzione delle autorità egiziane su passi concreti finalizzati a ridurre la polarizzazione politica ed incrementare la rappresentanza politica della società.

Secondo Anthony Dworkin, Senior Policy Fellow ECFR e curatore del rapporto “Secondo l'attuale linea adottata dall'UE, la stabilizzazione costituisce ' la sfida più urgente’ per il Nord Africa. Gli Stati membri con i più forti legami con la regione sono al momento concentrati sul preservare quelle aree di stabilità tutt’ora esistenti, cooperando con i regimi al potere –  qualunque siano le loro credenziali democratiche.”

“Questa nuova enfasi sulla stabilità può avere un senso: ulteriori frammentazioni statuali in Nord Africa sarebbero devastanti per la popolazione e avrebbero serie conseguenze per l'Europa. Le preoccupazioni dell’Europa sulla sicurezza sono reali e urgenti.”

“Tuttavia, memori delle rivoluzioni del 2011, l’Europa dovrebbe essere fortemente incentivata a non dimenticare come la stabilità dei regimi autoritari sia un miraggio, e come lo sviluppo economico gestito da governi irresponsabili crei pochi risultati per coloro a cui tale sviluppo è destinato.”

“I governi europei dovrebbero capire che la cooperazione con i Paesi del Nord Africa non verrà compromessa qualora l’Europa dovesse chiedere maggiori riforme economiche e maggiore apertura politica. A questo stadio, singoli obiettivi hanno maggiori probabilità di essere attuati rispetto a impegnativi piani per un cambiamento radicale.”

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