Non è mai troppo tardi per recuperare le relazioni fra UE e Turchia

Nonostante il voto del Parlamento Europeo, la difficile relazione Bruxelles-Ankara non è ancora giunta al capolinea

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Nonostante il voto del Parlamento Europeo a favore del “congelamento” dei negoziati per l’adesione della Turchia, la difficile relazione Bruxelles-Ankara non è ancora giunta al capolinea.

Il nuovo rapporto ECFR Trouble on the tracks: averting the Turkey-EU “train wreck evidenzia come la relazione sia entrata ‘in crisi’ a seguito del tentato golpe del 15 luglio. Il precipitare degli avvenimenti dopo il tentativo di colpo di stato e la debole risposta dell’Europa sono gravi errori. Dimentichiamoci della fase romantica di ottimismo che ha caratterizzato l’avvio dei negoziati per l’adesione nel 2005.

Non è nell’interesse dell’Europa che la Turchia abbandoni il proprio percorso verso l’Europa. Le conseguenze potrebbero essere un inasprimento dei problemi interni e un forte avvicinamento alla Russia. Inoltre, Europa e Turchia sono estremamente interdipendenti per quanto riguarda le relazioni economiche, le azioni contro il terrorismo e le questioni migratorie. Non è possibile tagliare completamente i ponti.

Al prossimo Consiglio di dicembre, i leader europei dovranno necessariamente tenere conto di queste interrelazioni e conseguenze ed evitare di interrompere formalmente il processo di adesione della Turchia, unica strategia per aiutare la già indebolita democrazia turca a riprendere fiato.
Servono passi in avanti per mantenere vive le relazioni. Il miglior modo in cui l’Europa potrebbe dimostrare la propria buona fede nei confronti della Turchia, riuscendo allo stesso tempo a far valere i propri principi, è offrire ad Ankara un’unione doganale rafforzata, con benefici economici per la Turchia, richiedendo tuttavia il rispetto di standard politici per evitare un ulteriore deterioramento della democrazia turca.

La retorica ha la sua importanza. È inaccettabile che nessun capo di Stato dell’UE si sia recato in Turchia dopo il colpo di stato. L’Europa dovrebbe comunicare meglio il proprio messaggio alla popolazione turca spiegando le ragioni delle proprie azioni e sottolineando come la porta per un’eventuale adesione rimanga aperta.

Ankara, da parte sua, deve capire che reintrodurre la pena di morte significherebbe porre fine a tutte le speranze di un’eventuale adesione all’UE. Mentre il Presidente Erdoğan sostiene questa misura, quei membri del governo turco contrari dovrebbero fare di più per far sentire la propria voce contro il peggioramento dello stato dei diritti umani in Turchia.

Secondo l’autrice del rapporto, Asli Aydıntaşbaş, “i politici europei e turchi, invece di condannarsi a vicenda al fine di guadagnare consenso politico, dovrebbero adottare una ‘pazienza strategica’. La storia della Turchia si può sintetizzare in un continuo scontro tra desiderio di occidentalizzazione e opposizione a questa tendenza. Non è troppo tardi per recuperare una relazione così fondamentale. Un rafforzamento dell’unione doganale è la più ovvia misura pratica”

Riguardo l’accordo sui migranti, il rapporto sottolinea come esso verrà probabilmente mantenuto, nonostante le minacce del Presidente Erdoğan di interromperlo. Tuttavia, è probabile che nel 2017 avrà luogo una nuova crisi migratoria, dovuta alla fuga di giornalisti, dipendenti pubblici turchi, curdi e membri della comunità gülenista che cercheranno rifugio in Europa per evitare le persecuzioni in Turchia.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.