Crisi rifugiati: Europa e Balcani occidentali

L’ UE dovrebbe coinvolgere i Balcani occidentali nel sistema di distribuzione dei rifugiati

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Con gli stati membri intenti a rafforzare le proprie frontiere, mentre i rifugiati continuano a dirigersi verso l'Europa, i Balcani occidentali stanno diventando il centro di raccolta per i rifugiati. Ciò ha causato una emergenza umanitaria in Serbia e in  Macedonia e sta accrescendo le tensioni in una già fragile regione. È inoltre compromettente per i nostri valori umanitari fondamentali avere poliziotti ungheresi  che picchiano  e attaccano con gas lacrimogeni i rifugiati siriani nel nome della protezione delle frontiere dell'UE.

Come parte della proposta del Presidente Juncker volta ad affrontare la crisi dei rifugiati, l'UE darà fondi per aiutare i Balcani occidentali a gestire i flussi di rifugiati e a fornire protezione. Tutto ciò è necessario, ma non risolve il problema di cosa fare con il crescente numero di rifugiati nella regione. Per gestire la situazione, l'UE dovrebbe includere i Balcani occidentali nella proposta di meccanismo istituzionale per la redistribuzione dei rifugiati. E dovrebbe farlo ora.

La crisi è destinata a peggiorare – di molto – prima di migliorare. Si stima che quest’anno altri 75.000 rifugiati dovrebbero arrivare dal Mediterraneo e dalla Turchia. L'UNHCR stima che l'anno prossimo ne arriveranno almeno 450.000. Finché non ci sarà la pace in Siria e la stabilità in Libia, ci saranno flussi massicci di persone dirette in Europa. Ciò rappresenterà un grosso problema per l'UE, ma ancor di più per i Balcani occidentali dal momento che essi sono in prima linea.

Macedonia e Serbia fanno parte della rotta di transito principale per i rifugiati diretti verso il nord Europa. Dall’inizio dell’anno, circa 160.000 hanno transitato in Serbia e in Ungheria. Si tratta di un aumento di dieci volte rispetto allo scorso anno. Affrontare questa emergenza umanitaria è stata una grande impresa per la Serbia e la Macedonia. Gli altri paesi dei Balcani occidentali, Albania, Kosovo, Montenegro e Bosnia-Erzegovina,   non sono stati granché coinvolti, in quanto al di fuori della rotta principale dei rifugiati.

Tuttavia la rotta principale è ora chiusa. L’Ungheria ha chiuso la sua frontiera il 15 settembre e ha promulgato una legislazione draconiana per tenere fuori i rifugiati. La recinzione lungo il confine con la Serbia è stata completata, e nuove recinzioni sono in fase di costruzione lungo le frontiere con la Romania e la Croazia. La Croazia ha chiuso il suo confine la scorsa settimana (ad eccezione di un valico di frontiera), dopo essere stata sopraffatta da 13.000 rifugiati. La Slovenia ha sospeso il collegamento ferroviario con la Croazia per tenere fuori i rifugiati e introdurrà controlli lungo il confine con l'Ungheria.

Le opzioni per entrare nell'UE stanno svanendo. Ciononostante l'afflusso di profughi nei Balcani occidentali continua.  Si stima che in Macedonia  e Serbia entrino tra i 2.500 e i 3.000 rifugiati al giorno.

Mentre il numero totale di rifugiati nei Balcani aumenta, sempre più paesi stanno fortificando i propri confini. È in atto un effetto domino con confini chiusi e nuove recinzioni. Ciò  sta causando ulteriori tensioni tra gli Stati della regione, portando ad imbarazzanti diatribe fra gli stati membri dell’’UE.

Per quanto riguarda  i rifugiati che non hanno un posto in cui andare, molti  resteranno bloccati nei Balcani.

De facto, i Balcani occidentali stanno rapidamente diventando il centro di raccolta dei rifugiati dell’UE. Quanto avviene è altamente destabilizzante per una regione dotata di istituzioni deboli e inadatte a gestire una grave crisi migratoria. Finché i rifugiati lasciavano i Balcani, molti leader locali hanno manifestato superiorità morale, cercando di apparire responsabili e cortesi, in particolare se paragonati ad Orban in Ungheria. Tuttavia, con il numero di rifugiati in crescita, ciò potrebbe cambiare. È stato dimostrato più volte che l'instabilità nei Balcani è  estremamente onerosa per l’UE.

L'UE sta giustamente intensificando l’assistenza umanitaria per aiutare i governi a gestire la situazione che va deteriorandosi. Tuttavia l'UE ha anche bisogno di coinvolgere i Balcani occidentali nei meccanismi istituzionali atti ad affrontare la crisi, in particolare nella proposta di redistribuzione dei rifugiati.

Quando i leader europei si incontreranno  mercoledì  23 Settembre, dovrebbero invitare i paesi dei Balcani occidentali a far parte del meccanismo permanente di redistribuzione in discussione. Il meccanismo è pensato per aiutare uno Stato membro dell'UE sotto estrema pressione a causa di un afflusso di persone, attraverso la redistribuzione in altri Stati membri.

Un sistema di quote sulla base della popolazione, del Pil, del tasso di disoccupazione e del numero di richiedenti asilo, deve essere utilizzato per determinare quante persone può ogni Stato membro ricevere. Il meccanismo si basa sul principio della solidarietà e della responsabilità condivisa fra tutti gli Stati membri. Non vi è tuttavia alcuna ragione intrinseca per cui non possa essere estesa ai paesi dei Balcani occidentali.

Non si tratta solo di trasferire i rifugiati fuori dei Balcani, ma di ampliare il gruppo di paesi in grado di accoglierli. Albania, Bosnia, Kosovo, Montenegro sono stati poveri, ma hanno ancora una certa capacità di assimilazione dei rifugiati; a causa delle guerre jugoslave, i loro cittadini sanno cosa significhi essere un rifugiato. Il primo ministro dell'Albania e il presidente del Kosovo hanno già dichiarato che i loro paesi sono pronti ad accettare le persone in fuga dalla guerra in Siria.

Il meccanismo, cosa più importante, fornisce un metodo strutturato per affrontare la crisi dei rifugiati in Serbia e Macedonia. La situazione in entrambi i paesi è così critica da aver probabilmente già soddisfatto le condizioni previste per attivare il meccanismo. Uno schema funzionante per redistribuire i rifugiati significa che essi non debbano cercare di sfondare le linee della polizia ungherese per entrare nell'UE. La redistribuzione dovrebbe diminuire la pressione su Serbia e Macedonia, come anche sugli stati confinanti con l’UE, in particolare Ungheria e Croazia.

 

Mentre il meccanismo permanente deve ancora essere concordato dall’UE, i Balcani occidentali possono già essere introdotti nella cornice istituzionale. Si potrebbe invitare la regione ad aderire al piano di redistribuzione dei 120.000 rifugiati  che attualmente si trovano in Grecia, Ungheria e Italia.

Utilizzando la formula, la quota della Bosnia sarebbe di circa 700, quella dell’Albania di 530, 325  per il Kosovo, e 120 per il Montenegro. (La Lituania ne prende 780 e Malta 133.) Macedonia e Serbia non prenderebbero parte al meccanismo  a causa del numero di rifugiati già presenti nei loro territori.

Tutti trarrebbero beneficio dall’ estendere la solidarietà europea ai Balcani occidentali. In base al sistema delle quote, ogni Stato membro riceve 6.000 euro per persona. Per i Balcani occidentali, tale importo potrebbe essere aumentato alla luce dei livelli relativamente bassi di PIL.

Anche se i numeri non sono determinanti, sono tuttavia significativi e si ridurrebbe il numero complessivo dei rifugiati che gli stati europei devono prendere in base al sistema. Vi è anche un  importante simbolismo nel fatto che i Balcani occidentali accettino i rifugiati e ne condividano la responsabilità, dal momento che  la regione è stata una delle principali fonti di migranti economici che negli ultimi anni hanno cercato di ottenere asilo nell’Ue.

È improbabile che includere i Balcani occidentali nel meccanismo di redistribuzione dell'UE possa costituire un pull factor, non più di quanto l'inclusione della Grecia nello schema rappresenti un fattore di attrazione. C'è, naturalmente, sempre il rischio che i rifugiati reinsediati nei Balcani occidentali vadano in  Germania. Questo rischio tuttavia vale anche per altri Stati membri dell'UE, come la Bulgaria e la Romania, che sarebbero parte del meccanismo. Quello che il meccanismo  dovrebbe fare è mettere ordine (di cui si ha molto bisogno) in una situazione caotica.

Tutti trarrebbero beneficio dall’ estendere la solidarietà europea ai Balcani occidentali. Fornirebbe sollievo e stabilità ai paesi balcanici posti sotto pressione. Allo stesso tempo, aggiungere ulteriori paesi riceventi contribuirebbe ad una più ampia diffusione di responsabilità (o maggiore condivisione della responsabilità).

Questa è, naturalmente, solo una parte della soluzione  complessiva alla crisi dei rifugiati, che deve includere maggiori sforzi per affrontare le cause alla radice in Siria e in Libia e maggiore sostegno per i paesi vicini che ospitano rifugiati, come la Turchia.

E’ tuttavia  un’ opportunità per i Balcani occidentali, al fine di mostrare che sono disposti ad assumersi la propria parte di responsabilità e di poter prendere parte della solidarietà dell'Europa – così come per l'UE di dimostrare che è disposta ad affrontare la crisi dei rifugiati nel Balcani occidentali in modo responsabile.

 

 

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