Elezioni tedesche: un’opportunità per la Polonia?

Varsavia deve ora fare la prima mossa, se vuole ricostruire il rapporto tra Germania e Polonia, in questo momento decisivo per l’Europa.

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La composizione del nuovo governo tedesco è di grande interesse in Polonia. La SPD, partner di coalizione di Angela Merkel nei precedenti quattro anni, ha mostrato forte comprensione per la Russia, ed è stato molto esplicito nel denunciare l’operato illiberale di Diritto e Giustizia, il partito al governo di Varsavia. Il leader del partito, Jarosław Kaczyński, starà certamente sperando che la SPD venga sostituito dai Liberali e dai Verdi.

Tuttavia, ha importanza limitata se Martin Schulz sarà rimpiazzato dal leader dei Verdi Cem Özdemir e dalla sua controparte liberale Christian Lindner. Gli interessi a lungo termine della Polonia dipendono maggiormente dal riassetto complessivo dell’Europa e da come Varsavia gestirà il proprio stato di diritto e le relazioni con la Germania, più che dalla distribuzione degli incarichi nel nuovo governo Merkel

Nei prossimi mesi, assisteremo a intensi dibattiti sul futuro dell’Europa, riguardanti budget e governance dell’Eurozona, politiche migratorie, integrazione nella difesa e molto altro. E benché un’eventuale coalizione Jamaica possa aver un appetito limitato per le ambiziose idee di Macron, Berlino non potrà più ignorare insistenti richieste di riforma.

Per Varsavia, c’è molto in gioco: essa teme di essere emarginata in una “Europa a diverse velocità”, vuole una politica più solida contro la Russia e maggiori controlli alle frontiere. Tuttavia l’integrazione nell’UE è stata un bene per la Polonia. Per continuare su questa strada, Varsavia dovrà ridefinire i propri interessi, fare i compromessi necessari, e cooperare con la Germania, in particolare per plasmare la direzione che l’Europa prenderà nei prossimi anni.

Purtroppo, molti i segnali di come, al momento, siamo molto lontani da questo tipo di cooperazione. Piuttosto che dal dialogo sulle prossime riforme, le relazioni tra Berlino e Varsavia sono ora dominate da battibecchi riguardo le riparazioni della seconda guerra mondiale. La Polonia ha vistosamente gioito per lo scarso risultato elettorale di Merkel, sebbene quest’ultima sia ampiamente considerata come la migliore opzione per la Polonia.

Con l’ingresso nel parlamento tedesco del partito di destra Alternative for Deutschland (AfD), i media vicini al PiS hanno proclamato il “vero inizio della democrazia” in Germania, e ammonito Berlino contro l’esclusione o l’emarginazione del partito dissidente. Nell’élite politica polacca, sembra essersi affermata una visione distorta della realtà, con pregiudizi ideologici a prevenire un più che necessario dialogo costruttivo.

La posizione indebolita della Merkel all’interno del proprio governo, causata dal complicato sistema di coalizioni, molto probabilmente porterà a un peggioramento delle politiche verso Varsavia, invece di maggiore tolleranza. In effetti, per quanto riguarda lo stato di diritto, le carte in tavola sembrano essere già cambiate. Pur avendo in precedenza affermato che critiche o intimidazioni contro la Polonia sarebbero state contro-produttive per la stabilità dell’UE, l’élite politica tedesca ora ritiene che non reagire sarebbe più dannoso per l’UE rispetto a un duro confronto con Varsavia. Anche gli sviluppi recenti a Bruxelles e Berlino sulle politiche di asilo puntano nel verso sbagliato per Varsavia, poiché coloro che rifiuteranno di accettare rifugiati potranno aspettarsi ripercussioni finanziarie.

Da una prospettiva polacca, l’opzione “Jamaica” potrebbe essere un sogno divenuto realtà: i Verdi potrebbero assicurare una politica ragionevole verso la Russia e i Liberali si opporrebbero alla ricostruzione dell’Eurozona guidata dalla Francia.  Varsavia deve ora fare la prima mossa, se vuole ricostruire il rapporto tra Germania e Polonia, in questo momento decisivo per l’Europa. Allo stesso modo, Berlino farebbe bene a ragionare con freddezza e distinguere le recenti incomprensioni dagli interessi strategici. A lungo termine, c’è poco da guadagnare dall’ingigantire l’attuale scisma, ma molto da perdere.

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