Kim Jong-un e i suoi missili sono una minaccia per l’Occidente. Ma quali sono i reali obiettivi dei test? Qual è il pericolo più immediato per Corea del Sud e Giappone? Fino a quando Pyongyang metterà alla prova Trump e l’Occidente? Lo abbiamo chiesto a Mathieu Duchatel, vicedirettore del Programma Asia e Cina dello European Council on Foreign Relations.

Tutti sono preoccupati dagli ultimi test di missili intercontinentali. Ma la minaccia più immediata è in Sud Corea e Giappone. Secondo le informazioni di intelligence, quali sono gli obiettivi di Pyongyang?

«Nei suoi media ufficiali, la Corea del Nord non fa distinzione tra obiettivi tattici e strategici. Ci sono obiettivi sia militari che civili. Quelli militari includono le basi statunitensi nell’Asia pacifica (l’insieme delle nazioni asiatiche e oceaniane le cui coste sono bagnate dall’Oceano Pacifico, ndr), mentre gli obiettivi civili includono città in Giappone e negli Stati Uniti. Avrebbe potuto essere diverso. La Corea del Nord avrebbe potuto dire che le sue armi nucleari erano state sviluppate solo per colpire siti militari. L’obiettivo è ottenere il massimo effetto deterrente».

I missili hanno una precisione tale da colpire un singolo obiettivo all’interno di una città?

«C’è incertezza riguardo alla precisione dei missili nordcoreani. Non si sa se i militari di Pyongyang siano in grado di miniaturizzare le testate nucleari, in modo da adattarsi a un missile balistico, e se abbiano le capacità di padroneggiare la tecnologia per rientrare nell’atmosfera terrestre senza esplodere in volo a causa del calore. Nonostante queste limitazioni, i programmi nucleari e balistici nordcoreani stanno compiendo continui e rapidi progressi. La valutazione più obiettiva è che la Corea del Nord possiede una rudimentale capacità di attacco nucleare e che può causare danni su vasta scala se non viene intercettata dalla difesa missilistica».

Come funzionano il «Thaad» e gli altri sistemi anti missilistici nell’area?

«Finora la difesa missilistica non è stata testata in combattimenti reali. Le esercitazioni ci dicono che la loro precisione non è assoluta. Il Thaad riduce la capacità d’attacco della Corea del Nord, ma servono altri livelli di difesa antimissile per fornire maggiore affidabilità agli Usa, alla Corea del Sud e al Giappone. L’intercettamento di un missile nordcoreano, se riuscito, invierebbe l’inequivocabile segnale che la difesa antimissile ha un vantaggio rispetto alla tecnologia balistica di Kim. E questo ristabilirebbe un equilibrio tra armi offensive e difensive. Potrebbe essere uno scenario plausibile: la questione è come la Corea del Nord potrebbe reagire a un’intercettazione riuscita».

Le esercitazioni militari di Stati Uniti e Sud Corea sono un obiettivo del missili di Pyongyang?

«Le esercitazioni congiunte tra Washington e Seul mirano a dissuadere la Corea del Nord dal mettere in atto provocazioni e a mantenere credibile l’effetto deterrente statunitense nell’ Asia nordorientale. Esercitano enormi pressioni sulla Corea del Nord perché implicano la possibile decapitazione del regime e la distruzione dei suoi fondamentali siti nucleari e balistici. La deterrenza è importante ma rischiosa. L’intelligence, la sorveglianza e le capacità di identificazione della Corea del Nord sono scarse, perciò esiste il rischio di giungere alla conclusione erronea che le esercitazioni siano una copertura per un vero e proprio attacco. Gli attacchi missilistici potrebbero colpire le basi statunitensi nella Corea del Sud, ma non la potenza navale e aerea degli Stati Uniti schierata per le esercitazioni: la Corea del Nord è in grado di colpire solo obiettivi fissi».

Di recente molti passeggeri di un aereo di linea hanno visto dai finestrini un missile nordcoreano. Esiste un rischio reale per le compagnie aeree?

«La Corea del Nord ha avuto la fortuna che nessun test missilistico abbia causato vittime. Le compagnie aeree civili, le barche da pesca, e il territorio giapponese stesso, sono tutte potenziali vittime se un test dovesse fallire. Questo suggerisce che l’esercito popolare coreano ripone fiducia nelle proprie tecnologie balistiche, ma dimostra anche di avere una tolleranza molto elevata verso il rischio».

Traduzione di Anna Martinelli

Mathieu Duchatel è vicedirettore del Programma Asia e Cina dello European Council on Foreign Relations

I commenti dei lettori