Guida rapida ai principali attori libici.

In Libia ci sono pochissimi attori nazionali. La maggioranza sono attori locali. Questa guida spiega chi siano e come operino.

(traduzione dall'inglese all'italiano di Alessandro Pagano Dritto)

Introduzione.

In Libia ci sono pochissimi attori nazionali nel senso vero del termine. La grande maggioranza sono attori locali, alcuni dei quali hanno un rilievo nazionale pur rappresentando gli interessi della loro regione o, nella maggior parte dei casi, della loro città. Molti attori importanti, in particolar modo al di fuori delle maggiori città, hanno anche alleanze tribali.

Sin dall'estate del 2014 il potere politico è stato diviso tra i due governi rivali di Tripoli e di Tobruk; l'ultimo dei quali era stato riconosciuto dalla comunità internazionale prima della creazione, nel dicembre 2015, del Consiglio Presidenziale, ovvero di quel corpo che agisce in modo collettivo come guida dello Stato e come comando supremo delle forze armate. Diversi tipi di attori si contendono il potere nella Libia di oggi: gruppi armati; «città stato», soprattutto nella Libia occidentale e meridionale, e tribù, di particolare importanza nella Libia centrale e orientale.

OIL & GAS CENTRES OF POWER in Libya

Attori politici.

di Mattia Toaldo.

Un paese, tre governi.

Al momento la Libia ha tre centri di potere. Il primo è il Consiglio Presidenziale, dal 30 marzo 2016 situato nella base navale di Abu Sittah, a un passo dal centro di Tripoli. Il Consiglio è guidato da Fayez al Sarraj – un ex componente del parlamento di Tobruk, dove ha rappresentato la fazione della Capitale – ed è scaturito dalla firma, con la mediazione delle Nazioni Unite, del Libyan Political Agreement (Accordo Politico Libico, LPA) nel dicembre 2015. Secondo questo accordo, il Consiglio Presidenzale é a capo del Government of National Agreement (Governo di Accordo Nazionale, GNA), che è attualmente situato a Tripoli. Il GNA dovrebbe essere approvato dalla House of Representatives (Camera dei Rappresentanti, HOR) che era precedentemente di base a Tobruk, ma potrebbe cambiare sede a garanzia della sicurezza dei propri componenti: è stato infatti più volte riportato che ad alcuni parlamentari sarebbe stato vietato di votare e che colleghi ostili al GNA li avrebbero minacciati. Per questo motivo, al momento di scrivere, la HOR non ha ancora votato in merito alla questione del governo, benché in due occasioni una maggioranza dei suoi membri abbia espresso il proprio sostegno alle istituzioni unitarie attraverso una dichiarazione scritta.

LIBYA INSTITUTIONS UNDER THE LPA 2016

A Tripoli ha sede anche il rivale Governo di Salvezza Nazionale guidato dal Primo Ministro Khalifa Ghwell, che deriva la sua esistenza dall'autorità del General National Congress (Congresso Generale Nazionale, GNC), il redivivo parlamento originariamente eletto nel 2012: questo governo, però, è ormai privo di controllo su qualsiasi istituzione di rilievo. La grande maggioranza dei componenti del GNC (noto anche come «parlamento di Tripoli») è passata al Consiglio di Stato, un organismo consultivo creato sotto gli auspici del LPA che si riunisce, anche questo, nella Capitale.

Il terzo centro di potere è costituito dalle autorità che sono di base a Tobruk e al Bayda, le quali hanno tra i loro compiti anche di conferire il potere al GNA. L’ LPA prevede che la Camera dei Rappresentanti di Tobruk sia l'autorità legislativa legittima, mentre il governo di Abdullah al Thinni opera dalla cittadina orientale di al Bayda e dovrebbe infine cedere il potere al GNA una volta che il parlamento abbia conferito a quest'ultimo pieni poteri. Le autorità di Tobruk e al Bayda sono sotto il controllo del Generale filoegiziano e, per sua stessa ammissione, antiislamista Khalifa Hafter, che guida il Libyan National Army (Esercito Nazionale Libico, LNA). Ad oggi si fa largo tra un gran numero di membri della HOR l'idea di cambiare la sede della Camera stessa spostandola in un posto più neutrale all'interno della Libia.

Il Primo Ministro al Sarraj e il Governo di Accordo Nazionale.

Il Primo Ministro al Sarraj non ha tra le sue caratteristiche quella di essere una figura di  grande carisma, ma alcuni degli altri otto membri che compongono il suo Consiglio Presidenziale vantano stretti legami con elementi di particolare influenza.

Il suo vice Ahmed Maiteeq, che è stato per un breve mandato Primo Ministro di Libia prima di essere colpito da una sentenza giudiziaria, rappresenta la potente città stato di Misurata, che è la più grande sostenitrice del GNA sia a livello politico che a livello militare. Le milizie misuratine giocarono un ruolo di primissimo piano nella caduta di Gheddafi e sono ancora oggi una delle due maggiori realtà militari del paese.

Un altro vice di rilievo è Ali Faraj al Qatrani. Questi rappresenta il Generale Haftar, che a sua volta è a capo dell'altra importante forza militare del paese: il LNA. Al Qatrani sta al momento boicottando gli incontri del Consiglio Presidenziale, accusandolo di non essere sufficientemente inclusivo.

Al Qatrani è uno stretto alleato di un altro membro del Consiglio Presidenziale, Omar Ahmed al Aswad, che rappresenta la città stato di Zintan nella Libia dell'ovest. Nel 2011 Zintan giocò un ruolo molto importante nella caduta di Tripoli, quando questa era controllata da Gheddafi, e gode oggi di buone relazioni con gli Emirati Arabi Uniti.

Un quarto vice è Abdessalam Kajman, vicino al Justice & Construction Party (Partito di Giustizia e Costruzione, JCP) nel quale la Fratellanza Musulmana è preponderante; Musa al Kuni, invece, rappresenta la Libia del sud.

Infine Mohamed Ammari è il volto della fazione che all'interno del CNG (il «parlamento di Tripoli») è favorevole al GNA e Fathi al Majburi è un alleato delle Petroleum Facilities Guards (Guardie delle Strutture Petrolifere, PFG) di Ibrahim Jadhran.

Due passi di primaria importanza nel consolidamento del potere di al Sarraj sono state le dichiarazioni di lealtà fatte dalle due principali istituzioni economiche di stanza a Tripoli – la Banca Centrale e la National Oil Corporation (Compagnia Petrolifera Nazionale, NOC) – insieme al sostegno di varie municipalità dell'ovest e del sud del paese.

Nel governo Sarraj due ministri si distinguono per il ruolo che possono giocare o hanno già giocato. Il primo è il Ministro dell'Interno Aref al Khuja, che ha un passato nella polizia ed è in stretto contatto con le milizie di Tripoli. Il secondo è il Ministro della Difesa Mahdi al Barghathi: questi è un colonnello dell'esercito proveniente dallo stesso Esercito Nazionale Libico di Haftar, ma in campo politico è abbastanza distante dal Generale da essere accettato dagli altri gruppi e da essere quindi da quello ripudiato.

Infine, all'interno delle strutture di potere, un ruolo cruciale è giocato dalla Temporary Security Committee (Commissione Temporanea sulla Sicurezza, TSC): è stata questa commissione ad aver condotto i negoziati che hanno permesso al Consiglio Presidenziale di trasferirsi a Tripoli, il 30 marzo, in modo pacifico. Stando all'Accordo Politico Libico, la TSC dovrà essere sostituita alla fine della propria attività da un National Security Council (Consiglio per la Sicurezza Nazionale, NSC).

Abusahmain, Ghwell e il «governo di Tripoli».

Il portavoce del General National Council (Consiglio Generale Nazionale, GNC) Nouri Abusahmain e il Primo Ministro del Governo di Salvezza Nazionale Khalifa Ghwell provengono rispettivamente dalle città di Zwara e Misurata. La base del loro sostegno militare è il Fronte della Fermezza (Jabhat al Samud) di Salah Badi. Pur avendo ricevuto alcune armi dalla Turchia in passato, non sono mai stati controllati o influenzati da Ankara. All'inizio loro rappresentavano la coalizione Alba libica, che coinvolge rappresentanti islamisti, la città stato di Misurata e diverse altre città occidentali (incluse parti della minoranza berbera). Sia Ghwell che Abusahmain si sono opposti al GNA e per questo motivo sono stati oggetto di sanzioni da parte dell'Unione Europea. La loro base di sostegno si è gradualmente sfaldata, benché avrebbero ancora qualche possibilità di disturbare qui e là le attività di Sarraj se, in particolar modo, il sostegno popolare dovesse iniziare a venirgli meno o se alcune delle milizie che ora lo sostengono dovessero decidere di cambiare fronte.

Haftar, Aguila Saleh e il centro di potere rappresentato da Tobruk.

Il legame tra il capo delle forze armate e il portavoce del parlamento Ageela Saleh Issa è molto forte. Haftar comanda dal proprio quartier generale di Marj, nella Libia orientale, e ha un forte controllo militare sia sul governo di al Bayda sia sulla HOR di Tobruk. Anche in virtù della popolarità di Haftar in quella parte del paese, poco vi accade senza che questi lo approvi. Di recente le forze del Generale hanno fatto progressi notevoli a Bengasi sia ai danni dell'Islamic State of Iraq and Syria (Stato Islamico di Iraq e Siria, ISIS) sia del Benghazi Revolutionary Shura Council (Consiglio Rivoluzionario della Shura di Bengasi, BRSC), controllato dagli islamisti.

Petroleum Facilities Guard (PFG)

Le Guardie delle Strutture Petrolifere di Ibrahim Jadhran.

Mentre il sostegno di Sarraj è al momento concentrato soprattutto nell'occidente e nel meridione del paese, il suo più potente alleato nell'Est è Ibrahim Jadhran, il comandante delle PFG. Figura controversa, Jadhran ha combattuto in passato le milizie della città di Misurata ed è oggetto di critiche da parte di molti libici per aver istigato e protetto la chiusura dei giacimenti petroliferi tra il 2013 e il 2014. Ora sostiene il Consiglio Presidenziale, in gran parte a causa di una rottura avvenuta sul piano personale con Haftar già nel 2015. Non è chiaro se tutte le PFG hanno seguito Jadhran.

Lo Stato Islamico in Libia.

Chiamato anche dai libici Tandhim ad Dawla (l'Organizzazione dello Stato), l'ISIS mantiene una presenza oggi nella costa centrale mediterranea della Libia attorno alla città di Sirte, una zona che é tuttavia passata di recente sotto il controllo delle milizie della cittá di Misurata fedeli al GNA. Ha condotto attacchi in tutte le maggiori città libiche, compresa la capitale Tripoli, ed è presente anche in altre parti della Libia come Derna, Bengasi e Sabratha; tutte città dove però ha subito perdite di rilievo dall'inizio dell'anno.

Attori regionali.

Egitto.

Nessun altro paese arabo gioca un ruolo tanto importante in Libia quanto l'Egitto. La prova del coinvolgimento egiziano nella regione sono i viaggi che i leader libici compiono regolarmente al Cairo. La relazione tra Tobruk e l'Egitto non è costituita solo dagli importanti invii di armi, ma anche da un progetto politico condiviso: sradicare l'Islam politico e rinforzare l'autonomia della Libia orientale. Secondo alcuni autori, una Cirenaica – così si chiama la regione orientale della Libia – controllata da un leader in rapporti d'amicizia con l'Egitto quale è, per esempio, Haftar permetterebbe al Cairo di ritrovarsi una zona cuscinetto contro l'ISIS e un entroterra per qualsiasi forma di opposizione al regime. Nonostante tutto, nel tempo l'Egitto ha seguito una linea contraddittoria. Da una parte, diplomatici e il Ministero degli Affari Esteri hanno assicurato il loro sostegno al processo politico mediato dalle Nazioni Unite, dall'altra l'apparato di sicurezza ha sostenuto Haftar anche quando palesemente si trovava in rotta di collisione con i tentativi unitari sostenuti dal Palazzo di Vetro.

Emirati Arabi Uniti.

Pur condividendo con l'Egitto alcuni obbiettivi comuni, gli Emirati Arabi Uniti hanno una posizione più sfumata per quel che riguarda la Libia: sembra che abbiano sostenuto con più decisione i negoziati delle Nazioni Unite e siano ultimamente meno coinvolti nel paese in virtù del loro intervento nello Yemen. Nonostante questo, un report del comitato di esperti delle Nazioni Unite sostiene che Abu Dhabi abbia consegnato armi sia ad Haftar che alle milizie della città-stato di Zintan. Inoltre non bisogna sottostimarne l'influenza politica: l'ambasciatore libico negli Emirati, Aref al Nayed, è una delle figure ideologiche più importanti della parte di Tobruk e ad un certo punto è stato persino pubblicizzato come possibile Primo Ministro.

Turchia e Qatar.

Né la Turchia né il Qatar hanno sul Governo di Salvezza Nazionale la stessa influenza che l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti hanno su Tobruk, nonostante cerchino di dimostrare il contrario. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite compagnie turche avrebbero consegnato armi a una parte (la defunta coalizione Alba libica) e il Qatar avrebbe collegamenti con un politico libico ed ex jihadista, Abdelhakim Belhadj. Ma nessuno dei maggiori attori libici é dipendente da Ankara o Doha allo stesso modo in cui Tobruk si allinea alle politiche del Cairo

Gruppi armati.

di Mary Fitzgerald

ISIS EXPANSION IN LIBYA 2015-2016

I termini «esercito» e «milizia» assumono un significato diverso per i libici appartenenti ai diversi fronti e questa è una delle conseguenze della contesa del potere politico che ha intorbidito la Libia dal 2014.

Haftar e l'Esercito Nazionale Libico.

Anche se la House of Representatives (Camera dei Rappresentanti, HOR) della Libia orientale riconosce in Khalifa Haftar il comandante generale delle forze armate, il suo sedicente Libyan National Army (Esercito Nazionale Libico, LNA) è una combinazione di unità militari e gruppi armati a base regionale o tribale. Non tutto il personale militare della Libia orientale o occidentale lo riconosce come un vero e proprio esercito. Un certo numero di ufficiali militari rifiutò di aderire all'Operazione Dignità di Haftar contro gli islamisti, quando questa fu lanciata nel maggio 2014, e parte di loro ha da allora unito le forze con gli avversari del Generale: lo ha fatto o cooperando con le milizie che formavano la coalizione Alba libica nella Libia occidentale o unendosi a locali gruppi a guida jihadista in modo da espellere l'ISIS da Derna.

L'ex Alba Libica.

L'alleanza di milizie Alba libica che nell'estate del 2014 si formò in parte come risposta all'Operazione Dignità di Khalifa Haftar e che allontanò da Tripoli i miliziani della città occidentale di Zintan, allora alleati proprio col Generale, non esiste più. La coalizione era composta sia da milizie islamiste che da milizie non islamiste, da gruppi armati di Tripoli e della città portuale di Misurata, da combattenti provenienti da altre aree della Libia incluse quelle della minoranza berbera. Si era già divisa persino prima che il piano mediato dalle Nazioni Unite di stabilire un governo unitario fosse firmato alla fine dell'anno scorso.

Tripoli.

Ad oggi una prima categorizzazione dei gruppi armati presenti a Tripoli può essere condotta sulla base del loro sostegno al governo unitario guidato da Fayez al Sarraj, al momento impegnato a crearsi una base consolidata nella capitale. Per adesso una maggioranza è esplicitamente favorevole o comunque ambivalente nei confronti di questo governo. Gli appartenenti a quest'ultima categoria attendono di vedere se la nuova organizzazione politica manterrà inalterati i loro interessi. Una delle più importanti figure a sostegno del nuovo governo è Abdel Rauf Kara, comandante della Special Deterrent Force (Forza Speciale di Deterrenza, SDF, o Rada) di stanza nel complesso di Maitiga, sede anche dell'unico aeroporto operativo di Tripoli. Le forze di Kara, di tendenza salafita e forti di circa 1500 elementi, cercarono di presentarsi un tempo come sorta di corpi di polizia cittadini, colpendo in particolare i rivenditori di alcool e droga; oggi concentrano i propri sforzi nel contrasto alle cellule dell'ISIS e ai simpatizzanti del gruppo nella Capitale. Al momento gli uomini di Kara stanno formando un'unità antiterrorismo con componenti delle forze speciali dell'esercito che, nella Libia occidentale, hanno rifiutato di unirsi ad Haftar. Gruppi armati dall'area tripolina di Suq al Jumaa, inclusa la brigata Nawasii, giocano a loro volta ruoli chiave nel provvedere alla sicurezza del governo unitario.

Un'altra figura di potere a Tripoli è Haitham Tajouri, a capo della più grande milizia cittadina. Tajouri, le cui forze hanno minacciato e compiuto atti di intimidazione nei confronti di pubblici ufficiali sin dal 2012, non ha un particolare rilievo politico: la sua priorità è proteggere i considerevoli interessi maturati nella Capitale e per il momento la sua posizione verso il governo unitario rimane ambigua.

Le milizie a tendenza islamista di Tripoli, alcune delle quali hanno legami con personalità del defunto Libyan Islamic Fighting Group (Gruppo Islamico Libico Combattente, LIFG), sono di solito le più scettiche nei confronti del governo unitario anche se nessuna di queste è ancora passata dallo scetticismo all'azione armata.

Misurata.

La ricca città portuale di Misurata ospita le più numerose e potenti milizie della Libia. Non è così unita come talvolta i suoi residenti vorrebbero far apparire: rivalità locali nutrono i giochi di potere esistenti nella costellazione dei suoi gruppi armati. Figure politiche ed economiche di primo piano sostengono in città il governo unitario, che include il potente misuratino Ahmed Maiteeq nel ruolo di vice primo ministro; questo ha aiutato ad assicurare l'appoggio dei principali gruppi armati della città inclusi i due maggiori, le brigate Halbous e Mahjoub. Un battitore libero a Misurata è Salah Badi, un controverso ex parlamentare e capomilizia che è stato una figura chiave nell'alleanza dell'Alba libica e che si oppone al governo unitario appoggiato dalle Nazioni Unite.

Zintan e l'esercito tribale.

La piccola cittadina montana di Zintan ha goduto di un'enorme influenza nella Libia occidentale dal 2011 fino all'estate del 2014, quando Alba libica ne ha allontanato da Tripoli le milizie. Come risultato le forze di Zintan hanno perso il controllo di fondamentali siti strategici quali l'aeroporto internazionale della Capitale, che è andato distrutto nel corso dei combattimenti. Successivamente, al fine di opporsi alle fazioni alleate dell'Alba, alcune di queste forze si sono unite nel cosiddetto Tribal Army (Esercito Tribale, TA), comprendente combattenti della regione dei Warshefana nell'entroterra tripolino e altri elementi tribali dalla Libia occidentale. Questi scontri si sono poi placati grazie a cessate il fuoco stipulati a livello locale. Un certo numero di forze provenienti da Zintan hanno preso le distanze da Haftar, mentre altre ne sono rimaste al seguito. In virtù delle perdite sofferte nel 2014, le milizie della città stanno poi valutando come adattarsi allo scenario in evoluzione.

Bengasi: Haftar, il Consiglio Rivoluzionario della Shura di Bengasi e l'ISIS.

A Bengasi sono ancora in corso i combattimenti tra le forze che hanno aderito all'Operazione Dignità di Haftar e i suoi oppositori, benché questi ultimi siano stati confinati in un paio di distretti dopo che un'importante offensiva della Dignità ha avuto come esito, in febbraio, la cattura di molti quartieri. Nel campo che si oppone alla Dignità assume un ruolo chiave il Benghazi Revolutionary Shura Council (Consiglio Rivoluzionario della Shura di Bengasi, BRSC): una coalizione che comprende un numero di fazioni islamiste e sedicenti rivoluzionarie, inclusa tra queste anche quell'Ansar al Sharia che è stata listata dalle Nazioni Unite. Il BRSC combatte contro Haftar al fianco dell'ISIS; i suoi ranghi sono stati rinforzati da giovani radicalizzati dalla campagna di Haftar, la quale ha cercato non solo di sradicare l'Islamismo in tutte le sue forme, compresa la Fratellanza Musulmana, ma ha talvolta persino assunto un carattere etnico colpendo in città famiglie che provenivano dalla Libia occidentale.

Fratture interne hanno attraversato sia il fronte dell'Operazione Dignità che quello dei suoi oppositori. Nel fronte della Dignità, che comprende unità dell'esercito, milizie e civili armati, l'attore principale sono le forze speciali note col nome di Saiqa. Le Saiqa sono guidate da Wanis Bukhamada, una figura popolare nella città. Alcuni comandanti dell'operazione attivi a Bengasi hanno criticato la leadership di Haftar e tra questi Mohamed al Barghathi, il Ministro della Difesa designato del governo unitario. Molti residenti sono poi preoccupati per quegli estremisti salafiti che hanno aderito alla coalizione nel 2014 e di conseguenza hanno visto accresciuta la loro influenza, prendendo il controllo di moschee e altre istituzioni. Allo stesso modo, all'interno del BRSC tensioni si sono accese in merito al rapporto con l'ISIS e alcuni dei suoi sostenitori hanno spinto perché il gruppo se ne distanzi.

Le Guardie delle Strutture Petrolifere.

Un tempo presenti in varie aree della Libia, le Petroleum Facilities Guards (Guardie delle Strutture Petrolifere, PFG) si sono divise e il termine è oggi per lo più usato in riferimento alle forze guidate, nella Libia orientale, dall'ex rivoluzionario Ibrahim Jadhran. Nel 2013 le sue Guardie presero il controllo dei più importanti terminali petroliferi della Libia orientale, tentando successivamente di rivendere il petrolio. L'episodio, che durò quasi un anno, costò alla Libia miliardi in termini di introiti perduti. Anche se se ne parla spesso come di un federalista, Jadhran non ha il favore di tutti all'interno di quel più vasto movimento che cerca un'autonomia per la Libia orientale e potrebbe essere meglio descritto come un pragmatista politico, se non un opportunista: a fasi alterne si è alleato sia con Haftar che con i suoi oppositori nella Libia occidentale. Nonostante Jadhran avesse inizialmente sostenuto di appoggiare l'Operazione Dignità di Haftar, da allora la sua relazione col Generale si è inasprita fino al punto di accusare le forze di quest'ultimo di un tentato omicidio ai suoi propri danni. Le PFG hanno respinto numerosi attacchi dell'ISIS contro le installazioni petrolifere nella Libia dell'Est e Jathran sostiene al momento il governo unitario appoggiato dalle Nazioni Unite. Benché non ne sia chiara l'entità, c'è chi sostiene sia sorto un dissenso all'interno delle PFG e ci sono voci secondo cui Jadhran non le controllerebbe più per intero.

Jihadisti.

di Mary Fitzgerald

La Libia ospita una serie di gruppi jihadisti, dall'Islamic State of Iraq and Syria (Stato Islamico dell'Iraq e della Siria, ISIS) ai gruppi legati ad al Qaeda fino ad altre fazioni jihadiste di marca salafita. Alcuni di questi gruppi sono del tutto autoctoni e radicati in particolari località, mentre altri – soprattutto quelli affiliati all'ISIS – includono molti elementi stranieri sia a livello di comandi che di personale operativo.

L'eredità del LIFG.

La rete jihadista libica può essere divisa seguendo linee generazionali, a partire dai jihadisti che emersero negli anni '80. Molti di quella vecchia generazione combatterono contro le forze filosovietiche in Afghanistan. Successivamente, questi veterani crearono un certo numero di gruppi che si opponevano a Muammar Gheddafi, il più ampio dei quali era l'ormai defunto Libyan Islamic Fighting Group (Gruppo Islamico Libico Combattente, LIFG). Diverse ex figure del LIFG, compreso il suo ultimo leader Abdelhakim Belhadj, hanno giocato ruoli fondamentali nell'insurrezione del 2011 e hanno poi partecipato alla transizione democratica del paese formando partiti politici, correndo alle elezioni, servendo come vice ministri al governo. Questo non è andato a genio alle seconde e terze generazioni di jihadisti – tra le prime si trovano coloro che hanno combattuto in Iraq dopo il 2003, tra le ultime quelle che hanno combattuto in Siria dopo il 2011 – che propendono verso ideologie più radicali e rifiutano la democrazia in quanto non islamica. I libici che si sono uniti all'ISIS nel paese provengono per lo più dalle seconde e terze generazioni.

L'ISIS in Libia.

Il primo gruppo affiliato all'ISIS fu creato a Derna nel 2014 con l'aiuto di combattenti locali di ritorno dalla Siria, dove, nel nord, molti di loro avevano combattuto inquadrati nell' unità dell'ISIS al Battar prima di tornare a casa e replicarne il modello con l'aiuto di alcune figure di superiori non libiche. La dirigenza dell'ISIS in Libia è sempre stata formata in maggioranza da stranieri e l'attuale leader del gruppo è Abd al Qadir al Najdi, il cui nome suggerisce origini saudite. Questi ha a sua volta rimpiazzato un iracheno che gli Stati Uniti sostengono di aver ucciso in un bombardamento avvenuto l'anno scorso nella Libia orientale. Il capo dell'ISIS Abu Bakr al Baghdadi ha riconosciuto la presenza dell'ISIS in Libia sul finire del 2014, dichiarandovi tre wilayats o province: Barqa (Libia orientale), con Derna come suo quartiere generale; Tarabulus (Tripoli), con Sirte come suo quartier generale; e il Fezzan (Libia sudoccidentale).

L'ISIS è stato espulso dal suo primo quartier generale di Derna l'anno scorso da una coalizione di forze che ha incluso il Derna Mujahideen Shura Council  (Consiglio della Shura dei Mujahideen di Derna, DMSC): è questa una coalizione comprendente combattenti guidati dai locali jihadisti, inclusi i veterani del LIFG, i quali si sono uniti a quella parte di esercito che ha rifiutato Khalifa Haftar e la sua Operazione Dignità. Più di recente la stessa formazione ha cacciato l'ISIS dalle postazioni da questo tenute nelle periferie della città.

L'ISIS ha cominciato a costruire la sua presenza a Sirte nel 2015. Sirte, che è stata la città natale di Gheddafi e uno degli ultimi avamposti del regime durante l'insurrezione del 2011, è adesso l’ultima roccaforte dell'ISIS. Turki al Binali, importante autorità religiosa dell'ISIS, e altre figure di livello visitarono Sirte non appena il gruppo iniziò a consolidare il suo controllo raggiungendo quei residenti che avevano vissuto con sofferenza la marginalizzazione subita dalla città nella Libia postgheddafiana. In ogni caso il gruppo trovò qualche resistenza nell'estate del 2015, quando alcuni residenti tentarono un'insurrezione poi repressa nel sangue. Da allora l'ISIS ha cercato di imporre un sistema di governo sulla città, diffondendo la paura attraverso pubbliche esecuzioni. Ha anche cercato di espandere la sua sfera di influenza nella regione circostante, prendendo il controllo di una serie di piccole cittadine a est di Sirte dalle quali ha condotto i suoi attacchi contro le vicine strutture petrolifere. In ogni caso, come lo stesso leader al Najdi ha ammesso in una recente intervista all'interno di una pubblicazione dell'ISIS, il dispiegamento dei gruppi armati libici e le rivalità tra di loro ha fino a questo momento reso difficile al suo gruppo di espandersi oltre l'entroterra di Sirte.

L'ISIS ha anche avuto una piccola presenza a Sabratha, una città costiera della Libia occidentale, fino a che una combinazione di bombardamenti statunitensi e attacchi da parte delle milizie locali – inclusi gli ex jihadisti della prima generazione – è riuscita all'inizio di quest'anno a sradicarne i militanti. A Bengasi, ad aver combattuto l'Operazione Dignità di Haftar sono stati anche componenti libici e stranieri dell'ISIS. Benché Sirte sia la base più visibile del gruppo, cellule più silenziose della formazione operano anche a Tripoli e in altre città della Libia. Mentre il Pentagono stima che vi siano in Libia più di 6000 combattenti appartenenti al gruppo terroristico, le Nazioni Unite e molti libici ritengono che il numero sia minore.

Ansar al Sharia in Libia.

Formazione nata nel 2012 per opera di ex rivoluzionari che chiedevano un'immediata imposizione della sharia, il primo ramo di Ansar al Sharia fu istituito a Bengasi, ma sue affiliazioni sorsero anche in città come Derna, Sirte e Ajdabiya. Mentre la leadership di Ansar al Sharia è tendenzialmente formata da jihadisti libici della seconda generazione, la maggioranza della sua base fa parte della generazione successiva. Nel 2014 le Nazioni Unite hanno inserito Ansar al Sharia nella loro Qaeda sanctions list descrivendola come un gruppo affiliato ad Al Qaeda in the Islamic Maghreb (al Qaeda nel Maghreb Islamico, AQIM) e ad al Morabitoun. Entrambi questi gruppi, qui menzionati, hanno una loro presenza in Libia nelle regioni meridionali e centro-orientali, in gran parte ad opera di libici che un tempo lavoravano con loro in altri posti, specie in Algeria, prima di ritornare a casa con la caduta di Gheddafi.

Ansar al Sharia ha gestito campi di addestramento per combattenti stranieri, inclusi un numero significativo di tunisini, destinati poi a trasferirsi in Siria, Iraq, Mali. Personalità associate ad Ansar al Sharia hanno partecipato agli attacchi del settembre 2012 alla missione diplomatica statunitense di Bengasi.

Pur essendo, nella sua essenza, un gruppo armato, tra il 2012 e il 2014 Ansar al Sharia ha adottato una strategia incentrata sulla preghiera e sulle azioni di carità per costruirsi un supporto popolare e favorire il reclutamento. Come risultato, è diventata la più vasta organizzazione jihadista in Libia, con la sua sezione principale di stanza a Bengasi.

In risposta all'Operazione Dignità di Khalifa Haftar, quest'unità bengazina di Ansar al Sharia si unì con altre milizie a formare, nell'estate del 2014, il Benghazi Revolutionary Shura Council (Consiglio Rivoluzionario della Shura di Bengasi, BRSC). Nonostante sia adesso la forza dominante di questa coalizione, Ansar al Sharia ha attraversato momenti di disordine interno a causa della morte di alcune figure di livello – incluso il suo fondatore Mohammed Zahawi – e la perdita di una certa quantità di elementi passati all'ISIS. Anche altre unità del gruppo dislocate nel paese hanno sperimentato un leggero incremento nelle defezioni da quando l'ISIS ha cominciato a espandersi in Libia. Con i tentativi dell'ISIS di cooptare le altre reti esistenti, sono cresciute le tensioni tra questo e Ansar al Sharia (e quindi tra l'ISIS e gli affiliati di Ansar al Sharia all'interno

dell'AQIM e di al Morabitoun), formazioni in competizione nella spartizione dei componenti e dei territori. Comunque a Bengasi questi gruppi ancora combattono insieme contro le forze di Haftar. In tutta probabilità la rivalità tra l'ISIS e i gruppi associati ad al Qaeda, qual è Ansar al Sharia, definirà il milieu jihadista libico per il prossimo futuro.

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