Elezioni in Libia del 2018: l’ingrediente mancante

Spingere i libici al voto anticipato potrebbe dimostrarsi controproducente qualora le potenze europee non creino un fronte comune e non adottino provvedimenti immediati.

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Crescono gli appelli per far sì che le elezioni in Libia si svolgano il prima possibile; le nuove elezioni sono un punto cruciale dell’action plan presentato lo scorso settembre all’Assemblea Generale dall’inviato delle Nazioni Unite Ghassan Salamé. Vista la crescita clamorosa di tali appelli, la necessità di andare alle urne è diventata il focus centrale del P3+3 (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti insieme all’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti).

Nel frattempo, i francesi sono andati avanti con la loro iniziativa di programmare le elezioni entro la fine del 2018.

La logica dietro questo sviluppo è molto chiara. La guerra civile del 2014 ha incrementato le già complesse fratture della Libia, portando all’atomizzazione politica, all’emergere di istituzioni finanziarie rivali nell’est del paese, all’indebolimento delle branche di governo esistenti, bloccando così la capacità di agire dello stato libico. In questo vuoto, hanno prosperato dei meccanismi di governo informali, che hanno contribuito ad arricchire e conferire potere a quanti in posizioni di autorità politica, economica e militare. L’incredibile natura lucrativa di questo nuovo status quo, ha, a sua volta, dato un forte incentivo all’élite attuale per il suo mantenimento, seppur il paese sia sopraffatto da violenza, criminalità e degrado. L’élite ha sfruttato i tentativi internazionali di mediare una riunificazione politica e stabilizzare la qualità della vita al collasso con lo scopo di aumentare il proprio potere, influenza e accesso alle risorse.

Dopo quattro anni, gli attori internazionali sono esasperati. Questa frustrazione li ha spinti alla ricerca di un “meccanismo di forzatura” per rompere lo status quo e stimolare il cambiamento. Vista la scarsità degli strumenti politici a disposizione, le elezioni sono rapidamente diventate il meccanismo di forzatura ampiamente concordato per promuovere le riforme politiche e la riunificazione istituzionale.

Vi era una diffusa mancanza di fiducia nei confronti della legittimità del voto del 2014 esacerbata dall’assenza di un valido foro di risoluzione delle controversie

Il 3 maggio a Londra si è avuta l’impressione che stia emergendo un crescente consenso tra i P3+3 per esercitare pressioni sugli attori libici a correre alle elezioni parlamentari, coscienti dei rischi per l’Europa di una rinnovata guerra civile e un ulteriore deterioramento dello status quo. Nonostante le elezioni parlamentari non siano in alcun modo sufficienti a risolvere i problemi che sovrastano la Libia, il P3+3 auspica che quel voto aiuterà nella formazione di una legislatura e di un esecutivo coeso e che crei un ambiente più propizio a promuovere il cambiamento. Tuttavia, il consenso internazionale sulla Libia si è dimostrato essere tanto difficile da forgiare quanto la sua controparte nazionale. La recente iniziativa francese cerca di coniugare l’auspicio dei P3+3 per le elezioni parlamentari con proposte di modifiche costituzionali, elezioni presidenziali e una legittimazione della struttura militare nazionale creata dall’Egitto la quale, si fonda sull’istituzionalizzazione della Lybian National Army del Generale Haftar, con base nell’est del paese. Questo permetterebbe ad Haftar di ritrovarsi a capo di una nuova struttura militare, sotto il controllo di un’autorità politica civile. La Commissione elettorale nazionale dovrà inoltre dimostrare pubblicamente che le nuove registrazioni del voto siano state efficacemente convalidate per prevenire la frode. Per di più, la presenza di un elevato numero di sfollati interni equivale a dire che le autorità dovranno trovare delle modalità per far votare tali persone al di fuori della loro circoscrizione elettorale.  Un’ operazione logistica difficile questa, considerando la mancanza di registri formali e i timori per la propria sicurezza che attanagliano molti. Inoltre, dato il conflitto in corso in molte parti del paese, ci si interroga se sarà possibile che le elezioni si svolgano su una vera base nazionale, o piuttosto se città come Derna e Sebha vengano private del diritto di partecipare e ancora, se i candidati siano in grado di registrarsi o fare campagna elettorale imparzialmente, timori giustificati dall’assassinio di Salah al-Qatrani di gennaio dopo aver annunciato la sua candidatura.

Queste molteplici problematiche rendono ancora più importante istituire un foro affidabile di risoluzione delle controversie. Questo significherà a sua volta avere una legge elettorale che preveda delle procedure per la presentazione di reclami e l’identificazione di una corte adeguata che le ascolti. Le corti libiche devono far fronte a molte minacce, fattore che incide sulla loro abilità di essere indipendenti, per cui potrebbe essere necessario considerare la creazione di un foro protetto o ospitato dalla comunità internazionale. Ciò nonostante, considerata la delicatezza della questione, ogni processo deve avvenire con la massima trasparenza per assicurare il massimo della fiducia e ridurre al minimo le probabilità di un ulteriore dissesto

Ma rimane un ostacolo aggiuntivo, che è di per sé un risultato delle ultime elezioni: molti attori politici e militari in Libia, semplicemente non vogliono che la situazione cambi e sono stati apertamente ostili ad ogni idea di nuove elezioni. Questa riluttanza è alla base dell’incertezza riguardo la possibilità di condurre uno scrutinio in maniera sicura o dell’abilità degli elettori di esercitare i propri diritti liberi da costrizioni.

Inoltre, molti libici al di fuori dell’élite credono fermamente che andare al voto ora, potrebbe essere solo che deleterio. Data l’abilità dei media libici ti manipolare l’opinione pubblica, molto lavoro è ancora necessario per convincere, piuttosto che semplicemente costringere quante più persone possibile, della necessità di andare verso le elezioni. Questo può solamente esser fatto in una maniera ragionevole e efficace se può essere dimostrato che i rischi siano stati considerati e previsti; un organismo come la Missione di supporto dell’ONU in Libia, sarebbe adeguato alla realizzazione di ciò. E il miglior modo per influenzare efficacemente l’élite politica in Libia consiste sostanzialmente nel sottoporre loro ad una forte pressione pubblica.

Le elezioni in Libia avrebbero la capacità di stimolare il cambiamento di cui il paese ha bisogno, come anche la forza di essere sismicamente destabilizzanti. La migliore chance di successo possibile avrà luogo parallelamente all’autentica compattezza degli attori europei. Questo comincia con un accordo tra gli attori europei chiave in particolare riguardo a quale tipo di elezioni – parlamentari, presidenziali o entrambi – sarebbe più proficuo convocare, e il lavoro con la Missione di supporto dell’ONU, l’HNEC e i singoli powerbrokers libici per la riduzione dei molteplici rischi implicati dal tenere delle elezioni nella situazione attuale. Per gli attori europei sarà anche necessario trovare una posizione compatta per avere a che fare con gli attori politici e militari in Libia e gli operatori regionali, se vogliono diminuire la vulnerabilità del piano a possibili boicottaggi. La storia recente ci ha insegnato che la divisione e la confusione sulla scena internazionale si è inevitabilmente riflessa sul terreno libico. Se le elezioni del 2018 non rifletteranno quelle del 2014, allora la lezione degli ultimi quattro anni dovrà finalmente essere messa in pratica.

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